Si chiamano “lavoratori atipici”, sono quelli che vengono assunti come collaboratori coordinati continuativi, lavorano in affitto o come apprendisti o, ancora, lavorano part-time, a tempo determinato o con contratti di formazione lavoro.
In Italia sono 6 milioni 372 mila, concentrati in massima parte nelle regioni a statuto speciale e nel Nord Est.

Il dato
emerge da uno studio elaborato dalla Cgia di Mestre, l’associazione degli artigiani, che ha stilato una classifica delle regioni in cui incide maggiormente l’operato dei cosiddetti lavoratori atipici. Al primo posto figura il Trentino (37,12% di “atipici” sul totale occupati), seguono Valle d’Aosta (35,02%), Friuli Venezia Giulia (33,29%), Emilia Romagna (32,50%), Sardegna (32,27%), Sicilia (31,20%), Veneto (31,15%), Lombardia (30,82%), Abruzzo (26,23%), Basilicata (25,29%) e Campania (22,24%).
In definitiva, risulta che 3 lavoratori su 10 in Italia sono da considerare “atipici” e che la macro area piu’ significativa e’ quella del Nord Est con Trentino, Friuli, Veneto ed Emilia.
“Il fatto che questo tipo di lavoro sia diffuso soprattutto nelle regioni a statuto speciale – puntualizza in proposito il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – e’ legato al fatto che, in quei territori, i settori del turismo e dell’agricoltura sono piu’ sviluppati e quindi richiedono massiccia presenza di stagionali”.