Prima di tutto, una precisazione: ne’ nell’ordinanza ne’ negli incontri con i residenti l’Amministrazione comunale ha mai sostenuto che il palazzo rischia di crollare. L’ordinanza sostiene la necessità di ristabilire le condizioni igienico sanitarie ed intervenire per porre rimedio al degrado degli impianti, a quello strutturale e a quello relativo al pericolo incendi.


Rispetto ai risultati della stima condotta dal perito, il Comune in tutte le riunioni con proprietari, residenti e loro avvocati ha sempre sostenuto la stessa tesi.

Gli eventuali costi di una ristrutturazione dell’immobile oscillano da un minimo di 790.000 € ad un massimo 2.281.000 € in funzione della qualità e intensità dell’intervento che i proprietari intendono realizzare.

Con 790.000 € si realizza un piccolo intervento che superando l’inagibilità attuale ripropone tutti i difetti dell’immobile.


Con 2.281.000 € si realizza un intervento radicale che lo trasforma completamente risolvendo sia i problemi strutturali che impiantistici.



Fa piacere venire a conoscenza che anche i tecnici incaricati da alcuni proprietari siano giunti ad individuare un importo per l’eventuale ristrutturazione che conferma quanto sostenuto dai tecnici del Comune. 1.600.000 € non è altro che il valore medio tra le due stime eseguite dal Comune.



Ma quello che interessa ancor di più sottolineare è che il costo di 1.600.000 € per una eventuale ristrutturazione rafforza anche le stime del valore complessivo attribuito all’immobile da parte del Comune e del mercato.

Se sottraiamo al valore catastale totale dell’immobile (pari a 2.600.000 €) il valore di ristrutturazione stimato dai periti di parte per riportare a nuovo l’immobile (pari a 1.600.000 €) si rafforza la stima del valore attuale dell’immobile comunicata a proprietari, banche e periti di parte. Ovvero che il valore di mercato oggi dell’immobile è pari a 1 milione di euro.



Spetta comunque ai proprietari decidere come comportarsi. Se intendono ristrutturare è necessario un progetto integrale che scaturisca da una maggioranza solida nel condominio nonchè da opportune garanzie finanziarie per procedere con le opere.

In questo caso il Comune è fuori dai giochi in quanto non interessato e impossibilitato ad intervenire su proprietà private.

In alternativa è comunque sempre valida l’offerta del Comune di acquistare sulla base degli attuali valori di mercato per destinare l’area a servizi di pubblica utilità.

Cogliamo l’occasione per segnalare che già molti proprietari, consci della difficoltà di trovare un accordo in seno al condominio (che da 5 anni non è in grado di approvare un verbale in assemblea nemmeno per la gestione ordinaria) hanno optato per cedere le proprietà al Comune.