Emilia-Romagna ai primi posti tra le regioni italiane per quanto riguarda l’occupazione: i dati emersi dalla rilevazione dell’Istat sui primi tre mesi del 2006, fotografano una regione con un tasso di attività del 71,6 per cento, di occupazione del 69 per cento e di disoccupazione al 3,5 per cento, dati che collocano l’Emilia-Romagna in un quadro estremamente favorevole rispetto agli ambiti nazionali e alla media del nord est, ma anche rispetto agli ambiti europei.


L’occupazione si mostra in crescita (+ 43 mila unità, + 2,3%) oltre la media nazionale che si ferma a un più 1,6%, una crescita che interessa più le donne degli uomini (+23mila, +2,9% e +21mila, +2,0%). Un incremento che riduce notevolmente il numero delle persone in cerca di lavoro, che passano dalle 87mila del primo trimestre del 2005 alle attuali 68mila.

“Questi dati rappresentano un segnale molto positivo – dice l’assessore regionale al lavoro Paola Manzini – cresce la competitività delle nostre imprese, anche attraverso la formazione professionale che aumenta le competenze dei lavoratori e grazie al trasferimento tecnologico tra le università e gli enti di ricerca. Siamo molto contenti che si sia interrotto un fenomeno molto preoccupante, quello dell’aumento dell’occupazione solo nella componente maschile e non femminile: le donne sono una forza lavoro competente e portatrice di modalità relazionali insostituibili”.

In regione sono occupate 1.903mila persone, di cui 1.084mila uomini e 820mila donne. L’occupazione maschile si colloca al 77,4 per cento, al di sopra della media europea (nel 2004 70,9% per l’UE25 e 72,7% per l’UE15); l’occupazione femminile arriva al 60,5 per cento, al di sopra del target previsto dagli accordi sovranazionali per il 2010 e, pertanto, oltre la media comunitaria (nel 2004 UE25 al 55,7% e UE15 al 56,8%).

Le persone straniere residenti giungono ad essere 257mila e sono maggiormente concentrate nei territori della regione a maggiore occupabilità, tra Bologna, Modena e Reggio Emilia. Accanto ai migranti si accresce più che altrove anche il numero di connazionali provenienti da altre regioni italiane, soprattutto meridionali e insulari. L’Emilia-Romagna ha il tasso migratorio più alto a scala nazionale (11,2 per mille abitanti). Solo nel 2005, a fianco di un saldo naturale che continua ad essere negativo (-8mila) si ha un saldo interno positivo di 18 mila unità ed estero di 29 mila, che contribuiscono a garantire il ricambio delle persone in età lavorativa.

L’occupazione cresce di 43mila unità, più nella componente alle dipendenze (+38mila, +2,9%) che indipendente (+5mila, +0,9%). L’incremento interessa soprattutto le costruzioni (+13mila, +9,4%) e il commercio (+26mila, +8,9%) mentre l’industria in senso stretto continua a perdere posti (-7mila, -1,3%), in linea con il trend negativo iniziato nel 2003.

Aumenta anche il numero delle imprese attive (circa 5mila, +1,1%), giungendo a quota 425mila alla fine del 2005. L’incremento interessa le costruzioni (+5,3%) e le attività terziarie (+1,5%), soprattutto i servizi alle imprese e alle persone, mentre di segno negativo sono le variazione delle imprese manifatturiere (-0,5%) e agricole (-2,1%). Sono soprattutto le aziende di capitale e artigiane che crescono mentre quelle individuali diminuiscono, fatta eccezione per il settore edile dove i lavoratori stranieri aprono in gran numero nuove partite IVA.
Le previsioni di assunzione delle imprese per tutto l’arco del 2006 sono positive.
Solo nell’area del lavoro dipendente, se si esclude il fabbisogno di personale per affrontare esigenze produttive di carattere stagionale, si prevede un saldo attivo di circa 10mila unità (+1%) che coinvolge più le imprese dei servizi e delle costruzioni che l’industria di trasformazione, ove invece, in un quadro complessivamente favorevole, potrebbe continuare a perdere posti di lavoro tutto l’ampio settore della moda.

I dati occupazionali sono positivi così come quelli economici in quanto si rafforza la lieve accelerazione del PIL regionale del 2005. Stando alle previsioni econometriche realizzate sia da Prometeia Spa sia da Unioncamere si stima infatti una ripresa del PIL nel 2006 dell’1,5 cento, superiore a quella dell’intero Paese, dovuta soprattutto all’espansione delle vendite sui mercati esteri da parte delle aziende esportatrici della regione, che hanno agganciato la crescita mondiale anche se ad un ritmo relativamente contenuto. All’incremento dell’export si affianca poi un rialzo degli investimenti in macchinari e impianti e, a tasso più ridotto, delle spese per consumi da parte delle famiglie. Buoni risultati si attendono anche dagli investimenti commerciali e produttivi all’estero da parte delle aziende industriali.

Le imprese della regione – soprattutto quelle delle province di Modena e Reggio Emilia – riprendono vigore nell’interscambio commerciale nei primi tre mesi del 2006: dopo il consistente aumento delle esportazioni già registrato nel 2005 (+7,7%), dovuto ai comparti della metalmeccanica, moda, chimica, gomma e plastica, la crescita complessiva è del 9,5 per cento.

Il tasso di disoccupazione si colloca al 3,5%, un punto percentuale in meno rispetto all’anno precedente. Resta tra i più contenuti in ambito nazionale, superiore solo a quanto registrato in Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, su di un livello bassissimo sia in relazione all’Italia nel suo complesso che all’Europa comunitaria.
Le persone in cerca di lavoro passano da 87mila a 68mila, con una riduzione che riguarda in modo pressoché esclusivo i soggetti con precedenti esperienze di lavoro che sono la stragrande maggioranza (53mila). Se per gli uomini si continua a registrare una condizione di pressoché piena occupazione – con un saggio a livello frizionale e in ulteriore discesa (2,2%, con meno un punto percentuale su base annua) -, per le donne il tasso specifico si abbassa negli ultimi dodici mesi da 6,1% al 5,1%. In tal modo a fronte di 24mila maschi in cerca di lavoro si hanno nella stessa condizione 44mila femmine.

Tra i giovani con meno di 25 anni attivi nel mercato del lavoro regionale, solo il 10,7% è alla ricerca di un’occupazione nel 2005, in percentuale più ridotta rispetto al 2004 (-0,7 punti percentuali) e su livelli molto più contenuti dell’insieme del Paese (24%). In tal modo si è più prossimi alle performances positive dei Paesi più avanzati dell’Unione Europea, superati solo da Germania (8,7%), Irlanda (8,5%) e Olanda (8,1%).