Quanti sono e come vivono oggi gli anziani in Emilia Romagna? Seconda in Italia per indice di vecchiaia, la regione è ai primi posti tra i Paesi UE per la percentuale di ultra sessantenni. Le persone in Emilia Romagna con più di 65 anni sono 937.302 su una popolazione di 4.150.975, in prevalenza donne (58%); oltre 460.000 le persone con oltre 75 anni. L’indice d’invecchiamento della popolazione con oltre 65 anni, è del 22,6%. Si stima che nel 2025 ci sarà quasi un pensionato ogni due persone attive.

Ferrara, Ravenna e Piacenza le province più anziane (registrando punte ancor più elevate della media regionale, rispettivamente del 25,3%, 24,3% e 24,45%); Rimini e Reggio Emilia le più giovani (con un indice d’invecchiamento inferiore alla media regionale pari al 20% e al 20,3%).

CNA Pensionati (53.500 associati tra artigiani e non in Emilia Romagna) ha voluto indagare questo universo – attraverso un’indagine su di un campione casuale di 250 pensionati – verificando come il trend del rapido e progressivo invecchiamento si ripercuota sia sullo stile di vita e di relazione dei pensionati, sia sull’organizzazione sociale che economica del territorio.
La ricerca ha inteso rilevare se e come sono mutate condizioni, abitudini e necessità dei pensionati; se e come si sono adeguate strutture e servizi.
“Ancora pochi anni fa – rileva Tina Felicani, presidente regionale di CNA Pensionati – il profilo del pensionato corrispondeva allo stereotipo della persona anziana “marginale”, spesso dalla salute precaria, con interessi pressoché ridotti al minimo. Oggi la situazione si presenta molto diversa”.

I pensionati oggetto della ricerca, risultano persone che mediamente godono di buone condizioni di salute e che dichiarano circa 20 anni di aspettative di vita, nonostante l’età media si sia alzata. Quasi 3 pensionati su 4 hanno superato i 70 anni; 1 su 4 rientra nella fascia fino a 65 anni; una quota analoga ha scavalcato la fascia degli 80 anni, Circa la metà degli intervistati ha oltre 15 anni di pensionamento alle spalle; 1 pensionato su 6 è fuoriuscito dal lavoro negli ultimi 5 anni. Il 15% degli intervistati ha infatti continuato a lavorare per diversi anni dopo il pensionamento ed il 6% continua a lavorare ancora. Sono soprattutto gli uomini a proseguire l’attività lavorativa piuttosto che le donne. Queste ultime rappresentano quasi il doppio degli uomini; sono normalmente più giovani dei loro partner ed hanno una speranza di vita di 7 anni superiore. Due le motivazioni principali per chi continua a svolgere una qualche attività: sentirsi ancora utili e, soprattutto, avere ulteriori entrate economiche. I pensionati dispongono, infatti, di un reddito non alto; gli importi delle pensioni sono stimati su una media di 800 euro mensili che scende a 650 euro per i pensionati artigiani.
Ciò nonostante, sono pochi i rimpianti; per le donne ancor meno degli uomini. L’esperienza del pensionamento è valutata in modo ampiamente positivo (più di 2 intervistati su 3); solo tra gli ultra
ottantenni e senza più legami familiari, i pensionati avvertono un senso di vuoto e solitudine.

Dal punto di vista esistenziale, la fuoriuscita dal mondo del lavoro, comporta una profonda riorganizzazione della vita quotidiana, con lo spostamento di frequentazioni ed interessi in direzione dell’ambito familiare ed amicale. Ma si assiste anche ad un recupero dell’attività di relazione anche sul piano dell’attività sociale. E’ col trascorrere degli anni, che la vita del pensionato tende invece a concentrasi sensibilmente all’interno dell’abitazione. Dopo i 70 anni, la televisione occupa gran parte delle giornate, mentre dopo gli 80 si accentua l’ascolto della radio. A livello generale la maggior parte del tempo libero risulta dedicato a passeggiate e riscoperta dell’attività fisica (42%), vita familiare (37%), frequentazione di amici, attività ricreativa e volontariato (15%); altro polo d’interesse la cucina (anche il 20% degli uomini dichiara questo passatempo) e il giardinaggio.
Tra gli anziani va a pian piano affermandosi uno stile di vita più salutare, tanto che oltre il 68% degli intervistati definisce il proprio stato di salute come ottimo, buono e discreto, anche nella fascia oltre gli 80 anni, in relazione all’età; solo in presenza di patologie multiple o cronicità, la percezione del proprio stato fisico peggiora. Si riscontra una percezione molto migliore fra i residenti nell’hinterland rispetto a quelli residenti nei capoluoghi di provincia, a conferma di una migliore qualità della vita: meno inquinamento, ma anche meno stress, servizi pubblici meno congestionati, più facili rapporti umani. La cura della propria salute e l’attenzione verso il proprio benessere fisico risultano molto più accentuate che in passato (il 75,2% dei pensionati mantiene sotto controllo le proprie condizioni di salute con visite, esami e controlli periodici), mentre risulta meno frequente (17,6%) la pratica di comportamenti “virtuosi” attivi quali il controllo del peso e l’attività fisica; sono le donne che più degli uomini controllano le calorie e frequentano palestre o corsi di ginnastica. Fra gli uomini però, un pensionato su 7, ha rinunciato al fumo e si va riducendo il consumo di bevande alcoliche. Le spese mediche e farmaceutiche rappresentano una delle voci che più incidono sul reddito.

Il livello della sanità in Emilia Romagna è giudicato più che buono per quantità e qualità (3 su 4 degli intervistati si dichiarano soddisfatti); le critiche riguardano piuttosto il taglio di alcune prestazioni e i tempi di attesa per usufruire dei servizi delle strutture pubbliche, giudicati troppo lunghi. Tutto questo obbliga i pensionati a ricorrere alla sanità privata con oneri di spesa non indifferenti o a rinunciare alla prestazione.

“L’incidenza delle spese mediche – commenta Tina Felicani – e non solo per i costi di prestazioni private; pensiamo a quanto pesa sui bilanci familiari dover ricorrere, in caso di persone non autosufficienti, ad una badante. La diffusione del fenomeno del “badantato”, dimostra come vi siano ancora smagliature nella rete dei servizi pubblici: più costosi o comunque non rispondenti alle necessità di cura degli anziani. Si ricorre al lavoro di donne in gran parte straniere, non sempre professionalizzate, perché offrono comunque un servizio molto flessibile che, a costi accettabili, consente di mantenere l’anziano all’interno dell’ambiente familiare”.

Occorrono dunque politiche, strutture e servizi in grado di far fronte ad uno scenario che va rapidamente cambiando. Di questo, partendo dai risultati dell’indagine si discuterà domani 17 maggio (ore 9.30) al Teatro Asioli di Correggio (RE) nel corso della tavola rotonda su: “Anziani e famiglie: relazioni e reti di supporto ” promossa da CNA Pensionati Interverranno: Francesco Maietta, responsabile politiche sociali del Censis; Alfredo Bertelli, sottosegretario alla Presidenza della Giunta della Regione Emilia-Romagna; Quinto Galassi e Ivan Malavasi, presidente regionale e nazionale CNA.