Carro-PonteRappresenta per la città un pezzo di storia delle reggiane tanto che il comune di Reggio Emilia l’ha acquistato co l’intento di inserirlo, quale macchinario storico, nel Tencopolo. Si tratta di un vecchio Carro Ponte (foto) che ieri pomeriggio è stato oggetto delle attenzioni furtive di un 65enne siciliano residente a Parma che ne stava smontando l’impianto elettrico per impossessarsi dei cavi elettrici e delle bobine contenenti il rame ovvero il “prezioso” metallo che stando alle prime risultanze aveva intenzione di piazzare a compiacenti ricettatori del settore. Con l’accusa di furto aggravato i Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Reggio Emilia hanno arrestato un 65enne originario di Trapani e residente a Parma, ristretto al termine delle formalità di rito a disposizione della Procura reggiana. Questa mattina l’uomo tradotto dai Carabinieri comparirà per rispondere delle accuse a lui contestate. I fatti risalgono a ieri poco dopo le 17,00 quando una pattuglia del Nucleo radiomobile veniva inviata dall’operatore del 112 in via Agosti presso l’area denominata “Reggiane Cranes and Plants S.p.A.” (già Officine Meccaniche Reggiane), dove era stata notata una persona sopra una gru intenta a prelevare cavi elettrici. I militari nel sopraggiungere notavano su un carro ponte, ad un’altezza di circa 7 metri, un uomo intento ad armeggiare e lanciare cavi elettrici a terra. Alla vista della pattuglia l’uomo lanciava verso il terreno una borsa cercando di darsi ala fuga dalle scale dela gru senza tuttavia riuscirci in quanto veniva bloccato dai Carabinieri che lo identificavano nel sunnominato pensionato. A terra i Carabinieir rinvenivano diversi spezzoni di cavi di rame e diverse bobine elettriche smontate poco prima dall’impianto elettrico del carro ponte. La borsa lanciata invece risultava contenere gli “attrezzi” del mestiere ovvero una tronchese, due pinze, un cacciavite e un cutter, utilizzati per smontare l’impianto. L’uomo veniva quindi condotto in caserma e arrestato con l’accusa di tentato furto aggravato. Stando alle prime risultanze investigative quanto asportato sarebbe stato ricettato da terzi soggetti compiacenti operanti forse in provjncia di Parma da dove il ladro proviene. E su queste ultime figure che orsa si stanno concentrando le attenzioni investigative dei Carabinieri reggiani che intendono ricostruire l’intera filiera del riciclaggio che vede i ricettatori pagare il rame 2 euro al chilo a fronte del prezzo di mercato di 6/7 euro. Rame poi che viene riciclato e che torna quindi nel mercato “regolare”. Un fenomeno quello del rame trafugato che sta vedendo, negli ultimi mesi, diversi raid furtivi che non risparmiano la provincia di Reggio Emilia, a conferma del’interesse della malavita sul materiale non ha caso ribattezzato oro rosso.