“Chiedo ai ministri Calenda e Delrio di intervenire perchè la Vapor Europe resti a Sassuolo”. Lo dichiara Michele Dell’Orco, deputato emiliano M5S della Commissione Trasporti che ha presentato interrogazione ai Ministri dello Sviluppo economico, dei Trasporti e del Lavoro sul caso dell’azienda di Sassuolo che produce porte per treni e metro e che la proprietà multinazionale americana Wabtec ha deciso di spostare in Repubblica Ceca.  “Il ministro Calenda –afferma il deputato – si batte da tempo in sede europea in favore di una regolazione dei mercati globali e contro i rischi delle acquisizioni di aziende strategiche da parte di aziende dei Paesi extra Ue, confido pertanto che si interessi anche del caso della Vapor Europe che, per pure strategie aziendali ovvero per moltiplicare i guadagni, ha deciso di dismettere lo stabilimento di produzione di Sassuolo, andando a produrre in repubblica Ceca e licenziando 30 dei suoi 50 dipendenti”.

“Non è più possibile accettare che pure scelte di convenienze aziendali producano effetti così profondi nell’economia e nella stabilità dei nostri Paesi. Si discute da tempo di dotarsi di strumenti di screening degli investimenti esteri extra Ue, ora si agisca, si approfondisca la riflessione e si utilizzi la Vapor Europe come un caso da manuale. Le regole devono essere chiare -sostiene il parlamentare- massima apertura agli investimenti delle multinazionali ma fermezza contro atteggiamenti predatori che vanno a minare le politiche di Coesione  a cui l’Europa lavora da sempre e su cui investe molto a livello nazionale e un terzo delle risorse previste nel bilancio complessivo dell’Unione europea”.

“Considerata inoltre la strategicità del settore del trasporto ferroviario in cui opera la Vapor Europe chiedo inoltre al Ministro dei Trasporti di attivarsi per  fare in modo che nei bandi delle maggiori aziende di trasporto che operano in Italia siano inseriti vincoli di Local Content al fine di garantire la produzione di almeno parte dei treni in Italia. Azioni di questo tipo non solo sono già state adottate in altri Paesi europei ma anche  una multinazionale italiana come l’Eni, con autonoma politica aziendale, pare stia provando ad applicarle nei Paesi in Via di Sviluppo in cui opera”.