Papilloma virus, la strategia di chiamata attiva alla vaccinazione e di gratuità della stessa per le ragazze undicenni risulta vincente. A dirlo sono i risultati di un lavoro svolto dai ricercatori epidemiologi dell’Azienda Usl Irccs di Reggio Emilia e pubblicato dal British Medical Journal Open.

Dal 2008 in Emilia – Romagna è stata attuata una campagna di prevenzione tramite offerta gratuita del vaccino anti papilloma virus alle ragazze di 11 anni nate dal 1996 che ne facessero richiesta spontaneamente. Per le giovani nate dal 1997 è stata messa in campo inoltre una strategia di “medicina proattiva”: al compimento dell’undicesimo anno di vita è stata fissata una prima seduta vaccinale e inviata lettera a domicilio contenente data e luogo dell’appuntamento e i contatti cui rivolgersi per informazioni. In altre parole è stata proposta una prestazione attivamente, come accade negli screening, mettendo in pratica quel nuovo modo di prendersi cura dei bisogni sanitari dei cittadini in cui il Servizio Sanitario, invece di attendere che gli siano chiesti aiuto e servizi, prende l’iniziativa e invita per primo.

Lo studio condotto dal Servizio di Epidemiologia dell’Ausl ha mostrato come la scelta dell’invito attivo abbia consentito di aumentare di oltre il 30% la copertura vaccinale tra le ragazze residenti nella provincia di Reggio Emilia. Si è passati dal 46,3% di copertura con almeno una dose di vaccino anti HPV tra le nate nel 1996 al 77,9% tra le nate nel 1997 (dato raccolto al 31 12 2011). Un dato che si colloca tra i più alti in Italia (la copertura media in Italia per le nate nel 1997 è pari al 69,7% al 31 12 2011). Si è visto tra l’altro che la proposta con chiamata attiva ha favorito l’accesso alla vaccinazione anti-Papillomavirus da parte di ragazze che per diversi motivi, sono in genere più esposte all’infezione nel corso della vita e tendono a non aderire alle strategie di prevenzione proposte dal Servizio Sanitario.

“Questo studio – spiega Francesco Venturelli, medico specializzando della scuola di Igiene dell’Università di Modena e Reggio Emilia e ricercatore del Servizio di Epidemiologia dell’Azienda Usl Irccs di Reggio Emilia – dimostra che un Servizio Sanitario capace di coinvolgere attivamente i cittadini è in grado di accrescere la partecipazione alle strategie di prevenzione offerte e, allo stesso tempo, riduce le diseguaglianze nell’accesso ai Servizi che gravano sulla salute delle persone socialmente più vulnerabili.”

Il Papillomavirus è responsabile del tumore della cervice uterina ed é un virus a trasmissione sessuale. E’ molto comune nella popolazione generale, tanto che la stragrande maggioranza delle donne viene in contatto con l’HPV (acronimo di Human Papilloma Virus) nella sua vita. Nella maggior parte dei casi, le infezioni da HPV decorrono in maniera asintomatica, quindi senza segnali di alcuna natura. In alcune circostanze invece, tale capacità viene meno e il sistema immunitario, pur riuscendo ad arginare e a contenere l’infezione, non riesce a eliminare l’HPV, che provoca così disturbi anche piuttosto gravi. Tra i più temuti, l’infezione da HPV può lentamente trasformare una normale cellula dell’epitelio cervicale (del collo dell’utero) in una cellula tumorale. La vaccinazione è un mezzo fondamentale per ridurre il rischio, così come la partecipazione ai programmi di screening.

Tra gli autori del lavoro dell’Azienda Usl Irccs: Paolo Giorgi Rossi, direttore della struttura di Epidemiologia; Flavia Baldacchini, Statistica; Francesco Venturelli; Cinzia Campari, responsabile del Centro di Coordinamento Screening; Cinzia Perilli, assistente sanitario del servizio di Igiene Pubblica; Luigi Moscara, responsabile della Pediatria di Comunità dell’Ausl Distretti di Reggio e Correggio. Link all’articolo: http://bmjopen.bmj.com/content/7/9/e016189.

(foto del dottor Francesco Venturelli)