“Come avevamo largamente previsto, la stretta sui contratti a termini sta seminando crescente disorientamento tra le aziende modenesi del terziario e rischia di tradursi in un disincentivo alla creazione di buona e stabile occupazione”. Così Massimo Gandolfi, direttore generale di Confcommercio Modena, a poche ore dalla conversione definitiva in legge del “decreto dignità”.

“In questa fase di rallentamento complessivo, peraltro confermata dalla previsione dello stesso Mef di una possibile riduzione del Pil per il 2018, la prima misura del Governo rivolta alle imprese, il decreto dignità, – puntualizza Gandolfi – rappresenta una pericolosa marcia indietro: il decreto evidenzia, purtroppo, tutti i limiti di un’impostazione segnata da un errore di metodo e da altrettanti errori di merito – aggiunge – perché sul piano del metodo si è infatti scelto di intervenire senza confrontarsi adeguatamente con le parti sociali. Sul piano del merito, invece, la stretta sui contratti a termine aggrava costi, incertezze e rischi di contenzioso: tutto ciò non può certo dare impulso ai rapporti di lavoro a tempo indeterminato”.

“I segnali che ci stanno arrivando dalle imprese associate in queste settimane non sono purtroppo positivi rispetto alle conseguenze che potrebbe produrre il “decreto dignità” – prosegue Gandolfi – in termini di ricadute occupazionali: d’altra parte il provvedimento è figlio di un’idea anacronistica di flessibilità che non tiene conto delle esigenze produttive ed organizzative delle imprese.”

“Senza considerare – rincara il dirigente di Confcommercio – che già la formulazione normativa vigente aveva introdotto dal 2014 tre elementi oggettivi volti a evitare l’abuso dei contratti ed a consentire alle imprese di godere di buona flessibilità per sostenere e dare linfa vitale agli investimenti: il limite massimo di durata di 36 mesi, il tetto delle cinque proroghe e la soglia del 20% dell’organico complessivo del datore di lavoro per le assunzioni temporanee”.

“La reintroduzione delle causali, come dimostrano i numerosi quesiti che stanno arrivando sui tavoli dei nostri consulenti, ripropone una situazione di incertezza giuridica vecchia di almeno 50 anni, fonte di potenziali contenziosi, il cui rischio tanti imprenditori scongiureranno non rinnovando i contratti in essere. L’aumento, poi, dell’indennità di licenziamento – precisa il dg di Confcommercio –  va in direzione diametralmente opposta sia alla stabilizzazione dei posti di lavoro che all’esigenza di una riduzione del costo del lavoro, attestando la massima indennità di licenziamento, pari a 36 mensilità, ad un livello più alto rispetto alla media UE”.

“In tutto ciò – conclude Gandolfi – preoccupa la discussione in atto da giorni sulle grandi opere, in taluni casi, come quello della Bretella e della Cispadana, attese da cittadini ed imprese da decenni e, notizia di queste ore, il voto unanime sulla sospensione dei Bandi Periferie, che avevano consentito a Modena di vedersi assegnare ben 18 milioni per il definitivo recupero, la rigenerazione urbana e l’innovazione delle attività economiche nella fascia ferroviaria”.