Lo studio dei capelli delle mummie ritrovate a Roccapelago di Pievepelago rivela gli spostamenti di questi lontani progenitori. La scoperta, oggetto della tesi di una giovane studentessa, Valentina Tavaglione, del corso di laurea triennale in Scienze Geologiche, la si deve al gruppo della prof.ssa Anna Cipriani del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche (CHIMGEO) di Unimore, composto anche dal dottore di ricerca Federico Lugli.

Nel loro lavoro i ricercatori modenesi hanno analizzato il rapporto isotopico dello stronzio nei capelli di alcune delle mummie ritrovate, appartenenti all’Età Moderna (XIV-XVII sec). Dopo analisi antropologiche preliminari, si è scelto di studiare i modelli di mobilità dei corpi inumati tramite l’utilizzo di avanzate tecniche forensi.

“Cosi, – spiega la prof.ssa Anna Cipriani di Unimore – alcuni capelli umani sono stati campionati dalla cripta e preparati per la successiva analisi del rapporto isotopico dello stronzio. Grazie a questo elemento è infatti possibile capire come un individuo si sia spostato nel corso della sua vita, andando a confrontare il rapporto isotopico dei suoi tessuti con quello di proxies locali, come acque, piante e animali”.

Tali analisi hanno rivelato che gli individui si spostavano molto probabilmente verso l’area della Toscana tramite viaggi per lo più stagionali. Questa evidenza è stata poi corroborata dallo studio dei registri parrocchiali dove è emerso che gli abitanti di Roccapelago erano soliti muoversi verso la Toscana in cerca di lavoro o come transumanti.

Il lavoro, cui hanno collaborato ricercatori dell’Università di Bologna, Mirko Traversari e Stefano Benazzi, ha suscitato l’interesse della rivista scientifica internazionale American Journal of Physical Anthropology, che ne ha pubblicato i risultati.

“In futuro – afferma la prof.ssa Anna Cipriani di Unimore – prospettiamo di applicare queste tecniche ad altre mummie italiane e a casi di interesse forense, con il fine ultimo di sviluppare metodologie utili al riconoscimento di corpi non identificati”.

Le mummie erano state rinvenute nel 2009 durante gli scavi di emergenza della Chiesa della Conversione di San Paolo a Roccapelago. Al di sotto della chiesa, è stato individuato un locale sotterraneo adibito alla deposizione degli abitanti. Questa camera sepolcrale, grazie ad un peculiare microclima favorito dalla presenza di alcune finestrelle, ha permesso la parziale e naturale mummificazione di svariati corpi umani.

Federico Lugli

Nato a Carpi (MO) nel 1990, è ricercatore postdoc presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna (Campus di Ravenna). Dopo aver ottenuto una laurea triennale in Beni Culturali e Ambientali (Università di Modena e Reggio Emilia) e una laurea magistrale in Archeologia Preistorica (Università di Ferrara), ha terminato nel 2018 gli studi di dottorato presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche (Università di Modena e Reggio Emilia), specializzandosi in geochimica. I suoi interessi scientifici comprendono l’evoluzione umana, la paleoantropologia, le scienze archeologiche e la geochimica isotopica applicata. In particolare la sua ricerca si occupa di ricostruire dieta e mobilità di uomini e animali vissuti nel passato tramite lo studio isotopico ed elementale di resti ossei e dentali. Attualmente è parte del team di ricerca del prof. Stefano Benazzi, recente vincitore di un progetto ERC, il cui fine è quello di indagare il successo evolutivo di Homo sapiens a discapito del cugino Homo neanderthalensis.

 

Anna Cipriani

E’ professore associato in Geochimica e Vulcanologia presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche di Unimore dal novembre 2015. Si è laureata cum laude in Scienze Geologiche presso l’Università degli Studi di Padova e ha poi conseguito un M.Phil (2004) e il PhD (2007) in Earth and Environmental Sciences presso la Columbia University (USA). Dal 2007 ha svolto le sue ricerche come Postdoctoral Research Scientist presso il Lamont-Doherty Earth Observatory, dove tuttora è Adjunct Associate Research Scientist. Nel 2011 rientra in Italia come ricercatore a tempo determinato con il programma giovani ricercatori Rita Levi Montalcini. E’ specializzata nell’uso della geochimica elementare ed isotopica per spiegare diversi processi geologici che accadono nelle profondità della Terra, ma anche alla sua superficie, attraverso lo studio di xenoliti e di rocce di crosta e mantello affioranti sui fondali oceanici e nei massicci ofiolitici. Più recentemente il suo lavoro si è ampliato ad includere l’applicazione delle tecniche di analisi geochimiche all’archeologia e antropologia per esaminare pattern di mobilità umana.

 

Valentina Tavaglione

Attualmente studentessa magistrale della laurea in Scienze e Tecnologie Geologiche presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche (Unimore), si è laureata con lode in Scienze Geologiche presso lo stesso dipartimento. Con il suo lavoro di tesi ha approfondito lo studio di pattern di mobilità umana tramite l’analisi isotopica di capelli.