È negativo il giudizio di CNA Fita Modena sulle proposte di modifica al Codice della strada previste per i mezzi pesanti. “Sia per i singoli interventi -sottolinea Gianni Righetti, presidente di Fita Modena (nella foto) – sia perché manca una visione d’insieme in grado di coniugare innovazione e sicurezza, riforma organica del mercato e situazioni consolidate, oltre a liberalizzazioni e legalità”.

È il caso della riduzione di peso da 108 a 86 tonnellate per i mezzi pesanti che effettuano trasporti eccezionali. “Un provvedimento – chi parla è sempre Righetti – giustificato dal fatto che sarebbero questi mezzi gli unici gli unici responsabili dell’usura dei ponti, come se invece non fosse la scarsa manutenzione, come dimostrano i dati, alla base dei crolli degli ultimi mesi”.

Più facile vietare, quindi, che realizzare quel catasto delle strade, previsto fin dal 1992, che consentirebbe la verifica puntuale dello stato delle infrastrutture viarie. Peraltro, la digitalizzazione e la messa in rete del catasto stradale permetterebbero l’individuazione immediata di percorsi alternativi, con l’indicazione della loro effettiva tolleranza di peso e di tutte le altre informazioni utili alla circolazione dei mezzi. Tutti, pesanti e leggeri.

Secondo Righetti, avrebbe dovuto essere questa la prima modifica da introdurre al Codice della strada, perché la riduzione di peso non risolve affatto il problema di dove questi mezzi possano circolare in sicurezza: “Con l’improvvisa e sostanziale riduzione del peso, per i trasporti eccezionali si configura un serio rischio di paralisi. E un grave danno per le imprese: che cosa fare dei mezzi già immatricolati, che difficilmente saranno riutilizzabili e sui quali, comunque, è stato fatto un investimento? Come si fa a pensare ad una regola del genere, senza prevedere una norma che faccia da cerniera tra quanto consentito in passato e ciò che sarà permesso in futuro?”

In questo contesto, secondo CNA è paradossale che si vada poi ad aumentare dimensione e massa delle macchine agricole e dei loro rimorchi, in alcuni casi raddoppiandole e portandole fino a 44 tonnellate, come un complesso veicolare che opera nell’autotrasporto. In questo caso, si accentua un problema di sicurezza. Peraltro, di questi veicoli industriali si fa spesso un uso distorto, originando in molti casi un esercizio abusivo dell’attività di trasporto merci conto terzi, che va a creare una situazione di concorrenza sleale.

“Un fenomeno aggravato – incalza Righetti – dall’introduzione della possibilità, per chiunque, anche se non riconducibile all’attività agricola o all’esercizio del commercio, di immatricolare liberamente trattori e rimorchi agricoli non superiori alle sei tonnellate”.

Il problema dell’abusivismo è grave anche nel settore Taxi e Ncc.  “Vanno introdotte misure di contrasto all’utilizzo – conclude il presidente CNA Fita – senza autorizzazione né licenza, degli autoveicoli per chiunque li adoperi ricevendo un corrispettivo o altri utili da soggetti terzi così come previsto dalla legislazione sul servizio pubblico non di linea. Nel contempo, occorre intervenire secondo principi di proporzionalità sull’impianto sanzionatorio relativo a tutti gli operatori del trasporto pubblico non di linea”.