Occorrono 182 miliardi di lire per
portare ad un livello accettabile di sicurezza idraulica gli 80
mila ettari del territorio modenese, ferrarese e mantovano che
ricadono in un’area del consorzio di Bonifica di Burana. E’
quanto risulta da uno studio realizzato dallo stesso consorzio
in collaborazione con il Distar, il dipartimento di Ingegneria
dell’Università di Bologna, e presentato in un convegno alla
Camera di Commercio di Modena.


L’urbanizzazione massiccia, lo stato di invecchiamento degli
impianti idraulici, lo stesso sistema di deflusso delle acque
concepito per precipitazioni di media intensità, sono tutti
fattori che rendono il sistema di bonifica non più adeguato a
fronteggiare una situazione che alterna piogge intense a lunghi
periodi di siccità. In particolare il sistema delle acque basse
-secondo lo studio- può andare in crisi in media ogni
cinque/sei anni, dando luogo ad allagamenti e inondazioni, come
è avvenuto nel 1996 e nel 2000.
I rimedi indicati dallo studio sono 26 interventi per
realizzare casse d’espansione, potenziare gli impianti di scolo,
realizzare nuovi impianti di sollevamento delle acque, per una
spesa di 120 miliardi di lire per la rete di bonifica principale
e 60 miliardi per la rete secondaria.