Oggetti di età romana rinvenuti in
scavi recenti, le vicende di una fornace del Settecento che per
prima osò sfidare il monopolio di Sassuolo e cinque
appuntamenti con grandi maestri della fotografia. Sono queste le
principali mostre aperte a Modena nei giorni di Natale e
Santo Stefano dopo la conclusione delle esposizioni sugli
Etruschi, gli antichi merletti, gli esordi del Correggio, le
nuove acquisizioni della Raccolta della fotografia
contemporanea.


Due sono allestite ai Musei civici, aperti il 25 e il 26
dicembre dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. L’ Archeologico
mette in mostra i materiali ritrovati in una necropoli romana a
Cittanova e presenta al pubblico il nuovo allestimento delle
vetrine dedicate a Mutina. Sono
inoltre esposti definitivamente alcuni reperti, tra cui una
statuetta a forma di lepre e una lucerna con manico a
testa di felino, e si puù ammirare il piccolo nucleo di
materiali provenienti da una necropoli romana recentemente
scavata dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’
Emilia-Romagna a Cittanova.
Al Museo civico d’ arte si può invece visitare la mostra ”La
manifattura ceramica di Achille Tacoli”, dedicata alla fornace
che il marchese di San Possidonio impiantò nel proprio palazzo
tra il 1765 e il 1770.
Nel pomeriggio del giorno di Natale dalle 15 alle 18 e per
l’intera giornata di Santo Stefano restano aperte anche le
mostre di ”Modena per la fotografia”. Palazzo Santa Margherita
propone ”Suburbia”, una personale del californiano Bill Owens
che offre un grande affresco sull’ America, ricco di
ironia e invenzioni linguistiche, e una retrospettiva di William
Gedney, considerato tra i maggiori interpreti della fotografia
statunitense degli anni Settanta. Alla Palazzina dei giardini, infine, si può visitare ”Long
live me”, centoventi immagini, in anteprima italiana, di Ed van
der Elsken, uno dei grandi protagonisti della fotografia sociale
del dopoguerra, e ”Gli anni settanta di Mimmo Jodice”,
settanta immagini di uno dei maestri delle fotografia italiana,
tutte scattate tra il 1970 e il 1980 e dedicate a una
Napoli in bilico tra innovazione e tradizione.