Il confronto fra le sofferenze bancarie e gli impieghi in essere a fine dicembre 2001 evidenzia
il netto divario esistente tra il Sud e il resto d’ Italia.
In ambito regionale i tassi di rischiosità più elevati –
osserva una nota dell’ Ufficio studi dell’ Unioncamere Emilia-Romagna – sono tutti di quelle regioni, con in testa la Calabria, dove il rapporto sofferenze/impieghi è del 19,18%.

Segue la Basilicata (18,12%), Sicilia (18,01%), Puglia (13,83%), Sardegna (13,32%), Campania (10,57%), Molise (8,74%) e Abruzzo (8,46%).
La regione più virtuosa è il Trentino-Alto Adige (1,59%), davanti a Lombardia (2,34%), Veneto (2,48%), Friuli-Venezia Giulia (2,54%), Piemonte (2,74%), Emilia-Romagna (2,74%) e
Toscana (3,27%). Nelle rimanenti regioni si va dal 3,63% della Valle d’Aosta al 5,90% del Lazio.
Tra le province, la maglia nera delle sofferenze è indossata da Frosinone (22,93%), davanti a Cosenza (21,57%), Trapani (20,44%), Messina (20,26%) e Reggio Calabria (20,25%). Il
rapporto più contenuto èdella provincia di Bolzano (1,48%), seguita da Prato (1,64%), Trento (1,73%), Brescia (1,74%) e Treviso (1,78%). La prima provincia dell’ Emilia-Romagna è Forlì-Cesena (2,03%), al nono posto della graduatoria nazionale. Seguono Ravenna undicesima (2,12%), Rimini tredicesima (2,33%), Bologna quindicesima (2,36%), Reggio Emilia sedicesima (2,52%), Modena ventitreesima (2,82%), Parma ventinovesima (3,12%) e Ferrara
quarantaseiesima (4,44%). Chiude Piacenza al 57/o posto, con un rapporto del 5,81%, unica provincia dell’ Emilia-Romagna a superare la media nazionale del 4,70%.