Il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Modena ha convalidato ieri mattina l’arresto di Ben Alì Dridi Sassi, il 31enne tunisino che ha violentato un 20enne suo collega di lavoro, minacciandolo e ferendolo con l’uso di un coltello.

Il giovane vittima dello stupro, ricoverato in ospedale venerdì scorso, è stato già dimesso, al termine delle prime cure e delle visite mediche che avrebbero appunto accertato la violenza. E tuttavia il 20enne italiano, nato in Germania e da due anni a Sassuolo, non ha ancora avuto la forza di raccontare nei particolari ai carabinieri di Sassuolo i contorni della sconcertante vicenda. Soffre di disturbi psicologici, ed è ancora sotto choc.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, comunque, il tunisino che abita in via Adda 77, lo avrebbe attirato in una sorta di trappola: una serata in compagnia tra colleghi di lavoro, fino alla improvvisa comparsa di un coltello “butterfly”, a farfalla, con le minacce e ferite al fianco e al collo per vincerne la resistenza. E, una volta consumata la violenza, il tentativo di comprare il silenzio del 20enne con l’offerta di 200 euro.

Secondo quanto è comunque emerso ieri mattina in Tribunale, teatro della violenza potrebbe essere stato un luogo appartato sulla strada che da Sassuolo conduce verso Casalgrande, in territorio reggiano. Tanto che il giudice al termine dell’udienza di ieri ha deciso di trasmettere gli atti alla procura di Reggio Emilia, ipotizzandone per l’appunto la competenza.