Il fumo passivo e’ condannato: per la prima volta entra nell’elenco delle 88 sostanze catalogate come sicuramente cancerogene per l’essere umano.

E’ l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) di Lione dell’Oms a metter fine alle polemiche sul rischio del ‘fumo degli altri’ sul quale per anni si sono contrapposte tesi e polemiche.
Ma per il fumo passivo e’ a rischio piu’ di un italiano su 4 (26,5%). Sono infatti oltre 15 milioni i fumatori passivi, le persone che non fumano ma convivono con un fumatore in famiglia.
E i fumatori passivi poi sono soprattutto i bambini, prime vittime. Il 50% degli under 14, secondo i piu’ recenti dati dell’Istat, vive con una ‘ciminiera’ in casa con gravi pericoli per la salute.

FUMO PASSIVO INSEGNA A FUMARE.
Secondo l’ Istat infatti chi e’ esposto fin da piccolo alle sigarette dei genitori ”imita il modello parentale con maggiore facilita’ rispetto a chi e’ vissuto in famiglie di non fumatori”. Se infatti nessuno dei genitori fuma, su 100 giovani soltanto il 15,5% consuma tabacco; se fumano tutti e due i genitori la percentuale sale a 35%, se a fumare e’ solo il padre i giovani che seguono l’ esempio sono il 27,7%, di piu’, il 28,5%, se a essere sigaretta-dipendente e’ la madre. ”Il comportamento della madre – dice l’ Istat – sembrerebbe condizionare in modo maggiore il comportamento dei figli”.

LE TOGHE ANTICIPANO I CAMICI BIANCHI.
I giudici hanno anticipato gli scienziati e ancora prima ancora che gli organismi sanitari individuassero nel fumo passivo un killer non poche sentenze hanno condannato aziende o datori di lavoro che non hanno preservato i propri dipendenti dagli effetti nocivi del fumo passivo. Per citare solo quelle di casa nostra lo scorso marzo i dirigenti di una banca d’affari sono stati condannati a tre mesi per omicidio colposo per la morte di una dipendente avvenuta dopo un attacco d’asma il 9 settembre 1999.
Il decesso era stato agevolato dal fumo passivo, quello dei colleghi che fumavano nella stanza dove la centralinista lavorava.
Il contenzioso ora e’ destinato a crescere. E’ di pochi giorni la notizia di una centralinista dell’ufficio di Bari del servizio 187 della Telecom che ha chiesto un risarcimento di 50.000 euro per un ”laringocele” a causa del fumo passivo. La donna nel marzo scorso avere ottenuto dal giudice la condanna della Telecom ad applicare il divieto di fumo ma nonostante questa sentenza i colleghi fumatori non hanno spento le sigarette.