Chi sperava in una tregua del caldo si rassegni. L’afa, non solo non lascerà l’Italia nei prossimi giorni, ma è addirittura destinata a permanere fino a settembre. La causa: un intenso monsone proveniente dall’Africa. Un’insieme di combinazioni climatiche che sta determinando una tra le cinque situazioni peggiori degli ultimi 150 anni.


E’ questo l’esito, per niente confortante, dell’analisi effettuata dai ricercatori dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr di Firenze. “Forti piogge sull’Africa sub-sahariana, comportano una diminuzione delle precipitazioni ed una intensificazione del caldo sul Mediterraneo, in particolare sulle coste nord. In altre parole, è come se il clima del deserto si spostasse verso di noi”.
A determinare le temperature ‘africane’ di questa estate, dunque, sarebbe l’intensa quantità di piogge (di gran lunga superiori alla media del periodo) che dalla fine di giugno si sono registrate nella zona sub-sahariana. In pratica è come se l’equatore meteorologico si fosse spostato quasi 20 gradi più a nord della norma, con il risultato che dall’Atlantico non scorrono più perturbazioni alle latitudini della penisola iberica ed italiana. Sul Mediterraneo nord occidentale, dunque, si crea un’area di forti pressioni che impedisce la formazione delle nuvole, e conseguentemente dei temporali.

“In quest’area – spiega l’esperto – cade infatti, l’aria calda che sale dal sud del Sahara che, comprimendosi, si riscalda e porta le temperature a valori molto elevati, fino a superare i 40 gradi sulle aree di terra. Una situazione che può essere considerata tra le 5 peggiori degli ultimi 150 anni, destinata a ripetersi”.
La previsione dunque è che nell’immediato futuro le estati dalle nostre parti assomiglieranno più a quelle del deserto che a quelle mediterranee che eravamo abituati a conoscere. Ma il rapido riscaldamento del Mediterraneo pone ulteriori rischi per l’autunno in termini di alluvioni: le coste orientali delle penisola iberica, quelle nord della Francia, il nord Italia, la Sardegna e i Paesi al di là delle Alpi potrebbero essere colpiti da violente acquazzoni.