Cotechini, zamponi, lenticchie e spumante italiano si confermano anche quest’anno gli ingredienti
immancabili di un cenone di capodanno che rispetta le tradizioni. Secondo Coldiretti gli italiani hanno infatti acquistato circa dieci milioni di pezzi (fra cotechini e zamponi) che saranno consumati insieme a oltre quattromila tonnellate di lenticchie il tutto innaffiato da circa 80 milioni di bottiglie di spumante rigorosamente nazionale.


Fra cotechini e zamponi – informa Coldiretti – oltre il 60 % rientrano nelle specialità riconosciute dall’Unione Europea, come il Cotechino e lo Zampone di Modena IGP, per i quali si prevede nel 2003 un aumento del 10%, mentre tra le lenticchie i consumatori hanno scelto quelle Castelluccio di Norcia IGP ma anche quelle inserite nell’elenco delle specialità tradizionali nazionali come le lenticchie di S.Stefano di Sessano (Abruzzo),
di Valle agricola (Campania), di Onano, Rascino e Ventotene (Lazio), molisane (Molise), di Villalba e Ustica (Sicilia) o quelle umbre.
Il prezzo medio di uno zampone o di un cotechino industriale può variare, a secondo della marca e del tipo di negozio, dai 4 agli 8 euro.

La tradizionale ricchezza del cenone di Capodanno -ricorda la Coldiretti – ha origini contadine e risale a quando gli agricoltori usavano festeggiare la fine dell’inverno con i cibi e le bevande risparmiate durante l’anno, perchè da quel momento in poi, passato il freddo, la stagione sarebbe sicuramente
migliorata e di lì a poco si sarebbero ripresi i lavori e i raccolti nei campi.

Tra le portate d’obbligo, in tutti i cenoni che si rispettino – continua la Coldiretti – i veri must della tradizione sono il cotechino, guaina di budello di maiale
ripiena di carne e lo zampone, zampa dell’animale ripiena, accompagnati da un contorno di lenticchie, da sempre considerate promessa di prosperità economica per tutto l’anno a venire. La nascita dello zampone viene fatta risalire intorno al 1511, anno in cui le truppe di Giulio II, papa guerriero, assediarono Mirandola, fedelissima alla Francia e patria di Giovanni Pico, ancora ricordato per la sua prodigiosa memoria. Gli abitanti della cittàpresa d’assedio, per non lasciare ai nemici i pochi suini rimasti li uccisero tutti e per non sprecare la carne in un solo momento la affidarono ad un cuoco di Pico. Questo personaggio ebbe la brillante idea di tritare tutta la carne e miscelarla, com’era uso nella cucina rinascimentale, con molte spezie. Una volta completata questa operazione inserì il
composto nella pelle delle zampe anteriori dei maiali, per poterlo conservare a lungo e cuocerlo al momento opportuno.
Nacque così – conclude la Coldiretti – il prototipo del famoso ed ancora attualissimo zampone di capodanno.