La svolta nelle indagini sulla
morte di Marco Pantani arriva a tre mesi esatti da quel 14
febbraio in cui il Pirata gettò via la sua esistenza di un
residence di Rimini. Un’indagine favorita da qualche bigliettino
trovato nel caos dell’ultimo rifugio e dall’incrocio dei
tabulati telefonici ha portato in manette il quartetto di pusher
che hanno ceduto le ultime dosi al ‘Pirata’.

Perché il destino di Fabio Carlino, Fabio Miradossa, Ciro
Veneruso e dell’ultima amante del campione scomparso, Elena
Korovina, si è deciso non solo nella cessione di cocaina in
almeno quattro episodi di spaccio, ma nell’ultimo doloroso atto
di Marco Pantani, che assieme ai resti della fatidica ultima
dose ha lasciato anche, in quella camera, i numeri di telefono
sui quali la squadra mobile di Rimini ha potuto sviluppare
un’indagine che ora ha un’imputazione precisa: morte come
conseguenza di altro reato, lo spaccio di cocaina, per i tre
uomini, solo la cessione di droga per l’ultima amica, la cubista
russa.
Nel disordine del miniappartamento ‘D5’ del residence “Le
Rosé, gli investigatori trovarono, quel 14 febbraio, un
biglietto da visita con la scritta “Angels Agency”, con i
nomi, vergati a penna, di Fabio (Carlino, ndr) e Pucci (il
nomignolo di uno dei tre indagati per i quali non sono scattate
le manette). Un altro foglietto di colore bianco portava un
altro numero di cellulare con il nome Ciro (Veneruso, ndr). Non
moltissimo, ma abbastanza per ricostruire gli ultimi contatti
del ciclista con quel sottobosco di spacciatori che lo ha
portato alla fine.


Dall’intreccio dei riscontri degli uomini di Sabato Riccio
spuntano così quattro episodi che chiariscono come gli
arrestati abbiano venduto dosi non modiche di cocaina al
campione, capace di spendere in poco più di un mese 22.000 euro
per il suo fabbisogno di droga. Il primo è fissato tra il 26 e
il 27 dicembre, il secondo tra l’11 e il 15 gennaio, il terzo
tra il 26 e il 27 gennaio, l’ultimo il 9 febbraio. La cubista
non ha un ruolo solo in questo, ma tanto vale da evitarle
l’accusa più grave, la morte come conseguenza dello spaccio.

I quattro dimostrano, secondo la polizia, di aver ben chiaro
il quadro di devastante pericolosità della condotta del Pirata,
tanto che si fanno di nebbia: Miradossa torna a Napoli e cambia
il numero di cellulare, così come fa Carlino. E tutti e quattro
forse smettono addirittura di spacciare, pur di evitare i
controlli. Che fossero consci di vendere droga a un malato lo
dimostra l’atteggiamento della madre di Pantani, che intima a
Miradossa di girare al largo, così come fa con la ragazza
russa, che proprio non le piace. Ma le telefonate di quegli
ultimi giorni di una vita disperata sembrano inchiodarli alle
loro responsabilità. E’ dagli ultimi contatti telefonici del
Pirata che si ricostruiscono i fili della tela del ragno in cui,
suo malgrado, era finito, come un qualunque povero consumatore
di droga.


Gli arresti arrivano all’alba di ieri, un giorno finalmente
primaverile, mentre quelli che furono i compagni di altre più
entusiasmanti volate corrono il Giro d’Italia: Miradossa è
arrestato anche perché trovato in possesso, durante la
perquisizione domiciliare a Napoli, di 30 grammi di cocaina: dal
capoluogo partenopeo viene poi trasferito a Rimini; mentre gli
altri finiti in manette vengono rinchiusi nei carceri di Pesaro
(Veneruso e Korovina) e di Forlì (Carlino).
Già oggi il Gip Lorena Mussoni, che ha firmato le
ordinanze su richiesta del Pm Paolo Gengarelli, ha fissato i
primi interrogatori di garanzia.