Magistrati che portano ‘fisicamente’ i faldoni dei processi in aula; altri che per sopperire alle carenze d’ organico delle cancellerie provvedono alla verbalizzazione, e in alcuni casi sono gli stessi avvocati a redigere il verbale; tribunali fallimentari che non ricevono più le riviste di diritto fallimentare, con i giudici costretti a chiedere agli avvocati di poterle consultare. E’ questo uno spaccato della giustizia in Emilia-Romagna così come emerge dagli interventi presenti nel libro bianco dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati.

“Molto spesso mi faccio carico di portare materialmente i fascicoli dalla cancelleria al mio ufficio – racconta nel libro bianco Antonietta Miglio, giudice del lavoro a Parma – perché sono abituata a preparare l’udienza il giorno prima e non sempre vi è la disponibilità in tali tempi dei fascicoli. Le udienze, per quanto cerchi di trattare le cause nel modo più differenziato possibile, si svolgono per lo più in modo confusionario con verbalizzazione affidata in genere agli avvocati (salvo controllo da parte mia prima della firma); non avendo alcuna assistenza all’udienza è chiaro che è difficile sedare le condotte intemperanti che a volte (ultimamente con maggiore frequenza) le parti, i testi, gli avvocati tendono ad assumere (sembra strano, ma è frequente trattare con avvocati che contemporaneamente parlano al cellulare)”. “Non dispongo di aula d’udienza, il tutto si svolge nel mio ufficio. Le verbalizzazioni sono redatte da me a mano ovvero dagli avvocati, dietro mia dettatura – conferma un altro giudice del lavoro di Parma, Elena Vezzosi – Nelle udienze di previdenza, dato il numero di fascicoli ad udienza (anche 100) ed a fronte della parziale serialità di cause (ad es. quelle di invalidità) lascio verbalizzare agli avvocati, e supervisiono ciò che hanno scritto”.

“Le udienze si tengono regolarmente senza l’assistenza del cancelliere e dell’ufficiale giudiziario – ribadisce Domenico Provenzano, giudice del Tribunale civile di Reggio Emilia – I verbali di udienza sono redatti, il più delle volte, dal sottoscritto giudice o, altre volte, con la collaborazione degli avvocati. Sempre più frequente è anche il fenomeno della definitiva dispersione del fascicolo di ufficio o di alcuni verbali di udienza o documenti prodotti dalle parti, dovendosi, in tal caso, provvedere alla ‘ricostruzione’ del fascicolo o del materiale mancante, operazione non sempre fortunata, con conseguente pregiudizio per le esigenze di giustizia”. “La sezione fallimentare del Tribunale di Reggio Emilia non riceve più riviste di diritto fallimentare a far tempo dal 2003 – racconta nel libro bianco Francesco Parisoli, giudice del Tribunale di Reggio – fino a tale data era previsto l’abbonamento a ‘Il fallimento – Ipsoa’ con esclusione di ogni altro periodico (sempre per quanto attiene alla materia fallimentare). Le mie reiterate richieste sono state sistematicamente disattese e sono costretto, quando voglio conoscere qualche provvedimento interessante, a chiederne gentilmente copia ad avvocati o commercialisti”. “Le udienze penali dibattimentali, sia collegiali che monocratiche, da oltre due anni si svolgono sistematicamente in assenza dell’ufficiale giudiziario – spiega Riccardo Nerucci giudici del dibattimento penale a Reggio – A tale grave carenza si deve sopperire ricorrendo alla collaborazione dei segretari di udienza, degli addetti alla forza pubblica e, addirittura, di avvocati e testimoni, ai quali ultimi si deve chiedere spesso, finita la deposizione, di chiamare loro stessi altri testi in attesa fuori dell’aula.

L’assenza dell’ufficiale giudiziario ha creato problemi di non poco conto in relazione ad udienze fissate per ricognizioni personali, essendo quanto meno difficoltoso evitare preventivi incontri ravvicinati fra testi e imputati: al problema, anche qui, si deve sopperire attraverso la collaborazione di segretari di udienza e agenti di pg” “Nel nostro Tribunale – sintetizza Guido Federico giudice di Rimini – tutti i colleghi, ben lungi da poter contare su qualcosa che somigli anche lontanamente al vagheggiato ‘ufficio del giudice’ sono costretti a supplire alle carenze di mezzi ed organico accollandosi mansioni (dalla custodia dei fascicoli, alla materiale verbalizzazione in udienza civile, alle fotocopie di atti e documenti) ben diverse (ed in termini ‘lavoristici’ nettamente inferiori) a quelle strettamente giurisdizionali”.