“Non ho fatto nulla di quello che i magistrati suppongono. Nessuna telefonata, nessuno contatto. E tanto meno con il Chievo visto che si parla della partita col Modena”. Fermo e determinato nel ribadire la propria estraneità alla vicenda calcio scommesse, il presidente del Modena Romano Amadei ha commentato quella che per lui è stata una giornata, quella di ieri, iniziata come sempre alle 7 ma con la visita di cinque carabinieri con in mano un mandato di perquisizione.

“Hanno perquisito il mio studio, c’erano alcune carte del Modena, ma dopo un’ora ho firmato il verbale in cui si certificava il fatto che non erano stati acquisiti elementi utili per l’indagine. Se qualcuno non crede alle mie parole, dimostri con i fatti la mia colpevolezza; non sulla base di chiacchiere. Sono stanco di fare la figura della persona amareggiata. Dopo gli interrogatori ad inizio giugno presso l’ufficio Indagini della Federcalcio per un attimo pensai anche di lasciare, ma adesso non mollo. Mi sento una roccia che respinge le onde di un mare in tempesta. Vorrei che i nostri tifosi credessero in questa dirigenza. Il Modena è pulito e i fatti ci daranno ragione”. Nella mattina è stata perquisita anche l’abitazione di Doriano Tosi, a Sorbolo, in provincia di Parma, lo stesso paese in cui risiede il presidente. “Non c’é nulla di nuovo – ha detto Tosi – si parla delle stesse cose che sono state all’origine degli interrogatori presso l’ufficio Indagini di qualche tempo fa. Personalmente mi sento come un automobilista coinvolto nella nebbia in un maxi tamponamento in cui non riesci a capire bene di chi è la colpa”.