”Il commando non aveva foto, ma dopo aver fatto irruzione avrebbe chiesto e scelto le persone da sequestrare in base ai nomi”. Lo ha dichiarato Fabio Alberti, presidente dell’organizzazione ‘Un ponte per…’, per cui lavorano Simona Torretta e Simona Pari, le due volontarie italiane rapite in Iraq.


Alberti ha poi aggiunto: ”Non apriremo nessuna trattativa, perchè non abbiamo nulla da offrire, nulla per poter trattare. Ci rimettiamo ai canali e agli interlocutori istituzionali”.
L’ufficio dell’organizzazione a Baghdad è rimasto chiuso per garantire la sicurezza degli iracheni.

Il presidente dell’ong ha annunciato che domani a Roma, alle 20, sarà organizzata una fiaccolata da Piazza Venezia fino a Piazza Vittorio, dove ha sede l’organizzazione.
Intanto anche ieri, come già successo maredì, il presunto gruppo dei seguaci di Al-Zawahiri ha fatto sapere, tramite un messaggio su un forum di Internet, che le due ragazze non verranno liberate. ”Non libereremo le donne italiane anche se l’Italia si dovesse piegare”: è questo infatti lo scarno messaggio pubblicato sul portale Islamic Minbar e firmato dal gruppo dei seguaci di Al-Zawahiri.
Il messaggio, datato 9 settembre, riporta solo queste parole inserite nel titolo, mentre nel testo si legge che il resto del messaggio sarebbe stato cancellato per l’espulsione dell’iscritto dal forum.
Quella dei seguaci di Al-Zawahiri è la stessa firma del presunto gruppo terrorista che ha diffuso martedì il documento di rivendicazione del rapimento delle due volontarie italiane sequestrate in Iraq.
Sia il testo di martedì che quello di ieri sono di scarsa attendibilità, poichè si ritiene più probabile che ad eseguire questo rapimento siano stati elementi legati al capo di Al-Qaeda in Iraq, Abu Musab Al-Zarqawi -ammesso che la responsabilità dell’azione vada addossata ad un gruppo islamico e non ai seguaci di Saddam.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo sul rapimento ipotizzando contro i rapitori oltre al sequestro di persona anche l’accusa di ostacolo all’attività del governo legittimo iracheno.
Secondo il rapporto che i carabinieri del Ros hanno consegnato al magistrato sarebbero almeno 15 i componenti del commando che ha sequestrato le due giovani.
Intanto, dopo il rapimento delle volontarie italiane, la maggior parte delle organizzazioni non governative internazionali (ong) si appresta a lasciare la capitale irachena. Lo ha dichiarato Jean Dominique Bunel, che coordina l’attività delle organizzazioni non governative.

Il coordinatore delle ong italiane, Sergio Marelli, ha precisato che le organizzazioni non governative ritireranno il personale italiano dove non sussistano le condizioni di sicurezza per i volontari, ma i progetti umanitari proseguiranno.