Scarsa assistenza, liste di attesa in media di tre mesi, farmaci troppo costosi e ritardo nella diagnosi: sono i mali che finiscono con il rendere ancora più difficile la vita dei 5 milioni e mezzo di italiani colpiti dalle malattie reumatiche, un milione dei quali in condizioni gravi. A denunciarlo è l’Associazione Nazionale dei Malati Reumatici (ANMAR), in occasione della ‘Giornata mondiale delle malattie reumatiche’.


”Occorre una maggiore attenzione da parte del ministero della Salute ai problemi dell’assistenza dei malati reumatici”, ha detto il presidente dell’ANMAR, Alessandro Ciocci. Tra le emergenze, Ciocci addita le lunghe liste di attesa per i controlli: ”I tempi variano da regione a regione – ha osservato Ciocci – e in media bisogna aspettare tre mesi. Nel frattempo le condizioni dei pazienti finiscono con il peggiorare. E’ anche necessario sgravare i pazienti dai costi che attualmente affrontano per i farmaci”. L’associazione propone, ad esempio, di spostare nella fascia A i farmaci di ultima generazione, i cosiddetti farmaci biologici, per la cura delle malattie reumatiche più gravi.

Diagnosi precoce e cure adeguate sono fondamentali per migliorare la qualità di vita di chi soffre per le malattie reumatiche.
”Se in Italia fosse realmente garantita una diagnosi precoce non si spiegherebbe come mai ai centri italiani per la cura delle malattie reumatiche giunga solo una parte, valutabile tra il 20% e il 40% delle 350.000 persone colpite da artrite reumatoide nel nostro Paese”, ha osservato la vicepresidente dell’ANMAR, Giuliana Farinelli. Intervenire entro i primi tre mesi dalla comparsa della malattia significherebbe riuscire a ridurre sensibilmente l’invalidità. Ogni ritardo si traduce in un progressivo peggioramento della malattia, e nei casi più gravi un anno perduto di cure si può tradurre in un raddoppio della mortalità dal 2% al 6% dei casi.

Drammatiche le cifre relative all’invalidità provocata dall’artrite reumatoide: a due anni dalla sua comparsa, la malattia provoca una disabilità lavorativa nel 42% dei casi e si calcola che dopo dieci anni un malato su quattro non sia più in grado di lavorare.

I problemi sono altrettanto seri anche nelle altre forme gravi di malattie reumatiche, come la spondilite anchilosante che colpisce la colonna vertebrale (oltre 150.000 casi), l’artrite psoriasica e le connettiviti (30-40.000 casi).

(Fonte: Ansa)