A Modena i sindacati lanciano l’allarme crisi del settore tessile abbigliamento e, per segnalare la gravità di una situazione ”che rischia di precipitare rapidamente”, le segreterie provinciali di categoria di Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di prolungare a otto ore lo sciopero nazionale dell’8 marzo proclamato da Femca-Filtea-Uilta.

L’astensione dal lavoro è stata portata da quattro a otto ore per sottolineare l’urgenza di agire con tempestività, in particolare nel distetto di Carpi, mettendo in pratiche politiche industriali adeguate.

Il settore tessile-abbigliamento e calzature – 800.000 addetti a livello nazionale occupati in 80.000 aziende, un attivo commerciale di 16 miliardi di euro, pari al 43% di tutto l’attivo commerciale dell’industria manifatturiera – attraversa infatti il suo terzo anno consecutivo di crisi congiunturale, che in varie situazioni – sottolinenano i sindacati – si aggiunge a problematiche strutturali.

Complessivamente il settore, a livello nazionale, ha perso negli ultimi tre anni circa 56.000 addetti e la crisi ha colpito con forza anche la provincia di Modena, in particolare il distretto di Carpi, con una diminuzione del 14% degli addetti.
Su un totale di circa 16.000 – precisno i sindacati provinciali di categoria – sono stati 700, distribuiti su 49 aziende industriali, quelli che nel corso del 2004 sono stati interessati da procedure di mobilità. A questi vanno aggiunti altri 400 addetti provenienti da aziende artigiane (2.500 circa quelli interessati dalla mobilità nell’ultimo triennio). La Cig ordinaria riguarda 900 addetti di 78 aziende ed è utilizzata prevalentemente nei comparti maglieria, confezioni e tessitura. L’anno scorso, inoltre, sono state circa 1.200 le sospensioni dell’attività nel settore dell’artigianato.

”A partire dal luglio 2004, per la prima volta nel distretto di Carpi i lavoratori usciti dal processo produttivo hanno difficoltà a ricollocarsi”, denunciano i sindacati proponendo politiche industriali di difesa, sostegno, rilancio e sviluppo che vanno dall’introduzione dell’etichettatura di origine alla lotta, alla contraffazione con inasprimento delle sanzioni, dalla riforma ed estensione degli ammortizzatori sociali specifici per il settore, alla riduzione delle tasse sul lavoro con mantenimento dei livelli retributivi, dagli incentivi per l’aggregazione di imprese, agli incentivi per quelle che sviluppano innovazione di prodotto.