“La vicenda del ‘Punto d’ascolto’ attivato presso l’Istituto IPSIA ‘F.Corni’ di Modena, che vedeva la presenza di un agente di Pubblica Sicurezza per un’ora alla settimana all’interno della scuola, è finalmente arrivata ad una soluzione. Nel pomeriggio di mercoledì 2 marzo il Consiglio di Istituto ha ratificato la decisione, già assunta a larga maggioranza dagli insegnanti, di sospendere l’iniziativa che tanti dubbi e preoccupazioni aveva sollevato in città”. Lo comunica l’assessore all’Istruzione del Comune Adriana Querzè che coglie l’occasione per alcune riflessioni.

“Credo che, al di là delle polemiche e degli inevitabili schieramenti tra favorevoli e contrari – dice l’assessore – questa vicenda possa offrire alcuni spunti di riflessione interessanti. Il primo riguarda certamente l’idea di scuola che il nostro territorio intende esprimere e sostenere: una scuola forte, abitata da adulti che, seppur in situazioni difficili, intendono prendere sul serio “l’impresa educativa” e che sono in grado di assumersi le responsabilità e i rischi di questa impresa.”

“Un ulteriore spunto di riflessione riguarda sicuramente il tema del disagio – continua la Querzè – così fortemente sentito nelle scuole da poter condurre verso esperienze quali il posto di polizia: ma se da un lato è evidente l’inopportunità di questo intervento, dall’altro si possono immaginare le ragioni che lo hanno determinato. In educazione le scorciatoie non esistono quindi, al di là del poliziotto, occorre individuare percorsi di sostegno che vedano il coinvolgimento diretto degli studenti da non percepire come “minori” da vigilare, ma come soggetti autonomi e capaci, se adeguatamente responsabilizzati, di partecipare ai propri percorsi di crescita e apprendimento. Fra l’altro gli studenti sono stati i grandi assenti dal dibattito cittadino sul posto di polizia: sono intervenuti gli insegnanti, gli amministratori, le forze politiche, i diretti promotori dell’iniziativa ma non gli studenti. Forse questo è accaduto perché sono indifferenti alle sorti di una scuola che non sentono loro? Non percepiscono il peso politico della scelta di introdurre forze dell’ordine in un istituto scolastico? Condividono questa scelta? Non la condividono? Sono interessati ad altre questioni? Hanno percepito il dibattito che si è sviluppato come qualcosa di estraneo rispetto ai loro reali interessi? Non sono attratti da tutto ciò che in qualche modo attiene alla politica che forse vivono come dimensione astratta ed inospitale? Riuscire a rispondere a qualcuna di queste domande potrebbe forse aiutarci a fare un piccolo passo in avanti rispetto alla comprensione dei ragazzi e, magari, ad individuare forme di azione ed intervento più aderenti alle necessità e più comprensibili da una generazione con la quale, forse, nessuno sta parlando.”

“Infine – conclude l’assessore – credo che questa vicenda possa aiutare a riflettere sul concetto di autonomia scolastica. I docenti dell’IPSIA “F. Corni”, che intendo ringraziare, hanno saputo dare alla città una grande lezione di autonomia, non solo scolastica ma di giudizio: hanno cioè dimostrato che praticare l’autonomia non significa essere autoreferenziali, autarchici, chiusi rispetto al territorio ed incapaci di ascoltare; non significa rifiutare aprioristicamente sollecitazioni esterne, né chiudersi al confronto temendo ingerenze. I docenti dell’IPSIA “F. Corni” hanno dimostrato, al contrario, che esercitare davvero l’autonomia scolastica significa essere consapevoli, responsabili, capaci di interagire in modo significativo rispetto alla comunità di riferimento, di partecipare senza clamori e di cogliere non tanto l’invito espresso dall’assessore a rivedere la decisione assunta, quanto piuttosto il senso complessivo del dibattito che si è prodotto in queste settimane nella città. Gli insegnanti di questa scuola hanno insegnato alla politica che si possono abbassare i toni, per il bene della scuola e dei ragazzi, anche facendo un passo indietro, anche modificando decisioni assunte, se il contesto lo richiede, e prendendosi i necessari tempi di riflessione con uno stile che non è forma ma sostanza della loro cultura e professionalità.”