“Toccano la vetta di quattromilacento i prodotti agroalimentari italiani ottenuti secondo regole tradizionali antiche tramandate nel tempo in molte aziende agricole che hanno conservato inalterati ingredienti e ricette per preparare 1.200 tipi di pane, pasta e biscotti, 1.148 verdure fresche e lavorate, 695 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 451 formaggi e 139 bevande tra vini, liquori e succhi.

E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti che ha fatto il bilancio delle specialità nazionali “salvate dall’estinzione” perché inserite nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni aggiornato con la quinta revisione pubblicata nel supplemento alla Gazzetta Ufficiale n.133/2005.
Con questo ultimo elenco – precisa la Coldiretti – sono quasi raddoppiati i prodotti rilevati dalle regioni in un lavoro certosino di ricerca durato cinque anni e che ha avuto inizio nel luglio del 2000 con il censimento di 2.171 specialità alimentari territoriali codificate per ingredienti, metodi di lavorazione, ricette e territori di origine.

Un risultato – continua la Coldiretti – finalizzato a proteggere dalle falsificazioni e a conservare anche in futuro nella sua originalità il patrimonio gastronomico nazionale che rappresenta una componente determinante per la competitività del Made in Italy . Una ricchezza nazionale che comprende – precisa la Coldiretti – prodotti ottenuti secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e metodiche praticate sul territorio in modo omogeneo. Dal lardo di Colonnata toscano al formaggio puzzone di Moena del Trentino, dai lampascioni sott’olio pugliesi al pane carasau della Sardegna, dalla grappa veneta alla porchetta di Ariccia nel Lazio, l’elenco riguarda una vasta gamma di prodotti che divengono i più apprezzati souvenir delle vacanze.

La mappa regionale delle specialità – sostiene la Coldiretti – non costituisce soltanto un utile riferimento per i consumatori particolarmente attenti alla gastronomia, ma è in grado anche di attivare un importante indotto turistico enogastronomico che le statistiche danno in netta controtendenza rispetto al dato generale con una crescita annuale nel solo comparto vino del 6%. Il turismo enogastronomico vale cinque miliardi di euro e secondo i dati dell’Osservatorio Internazionale per oltre i due terzi (68%) dei turisti stranieri lo shopping del gusto è tra i fattori di scelta di una destinazione.

Una indicazione che rappresenta – sostiene la Coldiretti – un punto di partenza per valorizzare un patrimonio ad alto valore culturale e alimentare, ma anche un riconoscimento del quotidiano impegno degli imprenditori agricoli nell’offerta ai consumatori di prodotti la cui qualità e genuinità è garantita da rigorosi disciplinari. Molti dei quali – continua la Coldiretti – possono essere acquistati nelle centomila aziende agricole che vendono direttamente i propri prodotti o gustati comodamente nei tredicimila agriturismi italiani nei quali trovano ospitalità tre milioni di turisti.

A favore dei prodotti inseriti nell’elenco – continua la Coldiretti – potranno essere emessi provvedimenti di deroga in materia di norme relative all’igiene degli alimenti, in conformità con le disposizioni comunitarie, che consentirebbero di superare molti degli ostacoli amministrativi che mettono a rischio la sopravvivenza di queste realtà produttive. Tra le Regioni che possono vantare il maggior numero di prodotti tradizionali censiti – conclude la Coldiretti – figurano la Toscana, con 441 prodotti, seguita da Piemonte con 369, da Veneto con 351, dal Lazio con 316, che ha superato la Campania ferma a 305.