L’ora di religione non tramonta. A sceglierla, secondo quanto emerge dai dati dell’Annuario della Cei pubblicati sull’ ‘Avvenire’, e’ stato il 91,8% degli studenti delle scuole italiane. Per l’ultimo anno scolastico inoltre, le diocesi che hanno fornito dati sono 194 su 226, rispetto alle 177 del 2003-2004, coprendo complessivamente sei milioni e 76mila studenti, pari al 70,5% del totale della popolazione scolastica, percentuale che sale al 78,1% se si considerano solamente gli iscritti alle superiori.


L’annuario in questione e’ quello che il servizio nazionale della Cei redige ogni anno, da dodici anni in collaborazione con l’Osservatorio socio-religioso del Triveneto, al quale e’ dovuta l’impostazione e la ricerca dei dati.



”Secondo i curatori dell’Annuario – scrive il quotidiano cattolico – il dato valutato nella sua dinamica temporale conferma una frequenza assai elevata, pur essendovi una lieve flessione nella quota di quelli che seguono l’ora di religione. Le quote di rinunzie risultano decisamente maggiori nelle scuole secondarie di secondo grado, che si collocano attualmente sul 14,7%, contro una media complessiva dell’8,2%, quale risultato di un trend evolutivo che, in questo ordine di scuole, ha visto una disaffezione tendenzialmente crescente”.

”Lo stesso dato – spiega ‘Avvenire’ – disaggregato per circoscrizioni indica che a formare quel 14,7% concorre il Nord (Piemonte, Lombardia, Triveneto, Liguria e Emilia Romagna) il 23,5%, seguito dal Centro (Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise e Sardegna) con il 15,7% e dal Sud (Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia) con il 2,2%. Quanto alle diverse regioni, quella che presenta la percentuale piu’ alte di ‘non avvalentisi’ e’ la Toscana con il 17,4%”.

In coda alla Toscana c’e’ subito il Piemonte con il 14,9%, la Lombardia con il 14,2%, l’Emilia Romagna con il 13,6% e la Liguria con il 12%. ”Le stesse regioni – afferma ‘Avvenire’ – sarebbero secondo quanto scritto da ‘Repubblica’, nel comparto delle superiori, tutte al di sopra del 40%, ad esclusione dell’Emilia Romagna, con ‘solo’ il 36,6% di rifiuti. Sempre secondo il giornale romano il Molise veleggerebbe sul 41% e le Marche sul 45,3%, dati secondo l’annuario non veritieri”.

”Ma davvero quasi il 38% degli studenti delle superiori non scelgono piu’ l’ora di religione? Veramente non ci risulta. I dati dell’annuario mostrano che solo l’8,2 degli studenti delle scuole italiane non segue la materia e che l’85,3% degli studenti delle secondarie lo scorso hanno ha deciso di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica (Irc). Erano l’88,6% nel ’94 e l’86,5 nel 2004. Punticini percentuali erosi a poco a poco, e’ vero. Ma decisamente bassi”.



Cosi’ don Giosue’ Tosoni, direttore del Servizio Cei per l’insegnamento della religione cattolica (Irc), ha risposto alle cifre pubblicate ieri da ‘Repubblica’ che indicavano che il 38% degli studenti italiani non sceglieva piu’ di seguire l’ora di religione.
”Mai sentito che il ministero abbia fatto dei rilevamenti statistici sull’Irc. Certamente in alcune situazioni e in alcune citta’, un po’ a macchia di leoprado. I dati globali sono lontanissimi dal segnalare un crollo dell’Irc”.

”I dati statistici sul calo di studenti dediti all’ ora di religione dicono che c’e’ stata un’erosione, ma di lieve entita’. Sostanzialmente mi pare che ci sia una tenuta. La platea di chi segue la materia e’ diminuita, ma in modo contenuto”. Dario Olivieri, docente di Statistica all’Universita’ di Verona che ha curato con monsignor Gianantonio Battistella la rilevazione statistica sull’insegnamento dell’ora di religione per conto della Cei, si e’ detto perplesso sui dati pubblicati da ‘Repubblica’.



”Se poi disaggreghiamo i dati secondo la tipologia di scuola, notiamo differenze interessanti – ha aggiunto Olivieri – ad esempio nella scuola dell’infanzia c’e’ stata una crescita di chi non frequenta, ma dentro valori minimi, al di sotto del 5%. Nelle superiori, la percentuale dei non avvalentisi passa dal 13,5 al 14,7%: quindi siamo in presenza di una crescita contenuta. Credo che i nostri dati siano attualmente i piu’ attendibili”.



”Una raccolta ‘capillare’ quella dei nostri dati – ha precisato Dario Olivieri – che funziona in modo semplice: a livello diocesano i responsabili dell’isegnamento della religione cattolica danno il numero di studenti e il numero degli avvalentisi. Questi due numeri sono semplicissimi, basta fare una sottrazione e poi fare il rapporto tra il dato che si ottiene e quello degli studenti. Non c’e’ possibilita’ di errore, il calcolo e’ semplice. La statistica dovrebbe essere una scienza esatta”.