La vendemmia 2005 sarà di grande qualità. Forse la migliore degli ultimi dieci anni. A sottolinearlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori alla vigilia di un appuntamento, quello della raccolta delle uve, che vedrà impegnati migliaia di produttori in tutta Italia.


Sarà, quindi, per i vini -afferma la Cia- un’annata ottima, con punte di vere eccellenze. E in prefetto equilibrio con la qualità sarà anche la quantità di vino che verrà prodotta. Salvo rivolgimenti climatici eccezionali dell’ultima ora, si attesterà poco sotto i 50 milioni di ettolitri, con una lieve flessione rispetto alla vendemmia dell’anno scorso. Il Veneto, ancora una volta, si confermerà come prima regione produttrice, seguito da Puglia, Emilia-Romagna e Sicilia.

Secondo le recenti tendenze -fa notare la Cia- saranno in aumento le quantità rivendicate Docg, Doc e Igt, mentre registreranno un’ulteriore flessione quelle relative ai vini da tavola senza alcuna qualificazione.

La Cia sostiene, inoltre, che prosegue il calo della superficie coltivata ad uva da vino in produzione un po’ in tutto il Paese, con fenomeni anche vistosi in Sicilia, Lazio, Sardegna e Basilicata. Le regioni più vitate restano, comunque, la Sicilia, la Puglia, il Veneto e la Toscana.

Secondo la Cia, la resa media per ettaro, che comunque garantirà ottimi livelli di gradazione alcolica in un perfetto equilibrio di acidità e qualità organolettiche legate ai profumi ed al sapore, vedrà primeggiare anche quest’anno l’Emilia-Romagna con 120 ettolitri per ettaro, fino ad arrivare ai 24 della Sardegna, dove i vitigni rossi che danno vini ricchi e strutturati continuano ad essere i più diffusi dell’isola.

A queste previsioni positive in termini quantitativi e qualitativi della prossima vendemmia, si contrappone una situazione di mercato difficile per le aziende agricole e per le quantità di prodotto degli anni scorsi ancora presenti nelle cantine.

In gran parte delle zone vinicole il prezzo delle uve riconosciuto al produttore ha subito una sensibile riduzione rispetto ai livelli del 2002/2003 e gli ingenti quantitativi di prodotto invenduto possono determinare l’impossibilità di ritiro e trasformazione della nuova produzione.

Per questi motivi la Cia da tempo ha sollecitato il Mipaf a chiedere e realizzare le misure previste a livello comunitario finalizzate a togliere dal mercato una parte di produzione avviandola alla distillazione.