Una banda decisamente esperta nell’assaltare gli sportelli bancomat lavava e stendeva ad asciugare le banconote per farle tornare nuove. Il gruppo di tre giovani supportati dalle fidanzate e da altri complici, e’ stato scoperto dai carabinieri del reparto operativo di Bologna, al termine di un’indagine avviata oltre un anno fa e coordinata dal pm bolognese Stefano Orsi.


In manette – in esecuzione di provvedimenti firmati dal gip Rita Zaccariello con le accuse di riciclaggio di denaro e autovetture e associazione per delinquere finalizzata a commettere furti – sono finiti Gabriele Ganassi, 26 anni, Andrea Luccarini, 39 anni, gia’ noti alle forze dell’ordine, e Giuseppe Molinelli, 25 anni, incensurato, tutti bolognesi. Per gli stessi reati sono state denunciate a piede libero altre 11 persone, tra le quali le compagne dei tre arrestati.

Nel corso dell’indagine, avviata dopo una rapina all’agenzia Antonveneta di Budrio (Bologna) nel giugno 2004, gli investigatori hanno localizzato un’abitazione a Loiano, sull’Appennino, nella disponibilita’ di Luccarini e ritenuta un nascondiglio dei malviventi. Telecamere nascoste installate dai militari nell’appartamento hanno poi permesso di scoprire il ‘segreto’ della banda: alcuni componenti sono stati infatti ripresi mentre erano intenti a pulire i soldi ‘sporchi’, con alcuni solventi dentro semplici bacinelle, e poi stendere le banconote per farle asciugare. Il giorno successivo alle riprese, due degli indagati furono fermati dai militari e trovati in possesso di circa 21.000 euro.

I due giustificarono il possesso delle banconote raccontando di averle trovate in un sacco accanto a un bidone dei rifiuti nei pressi del cimitero di Pianoro, e di avere intenzione di consegnarlo alle forze dell’ordine. Gli accertamenti successivi hanno invece permesso di scoprire che quel denaro era parte del bottino (in tutto 70.000 euro) di un furto ai danni del bancomat di un’agenzia Antonveneta di Ferrara, fatto saltare con il gas nell’aprile 2004. Ma il gruppo e’ sospettato anche della rapina a Budrio e di altri ‘colpi’ in istituti di credito della regione. Gli sportelli automatici venivano fatti esplodere con la consueta tecnica gia’ utilizzata da altre bande, utilizzando una miscela di ossigeno e acetilene. Per commettere i ‘furti-lampo’, il gruppo si serviva di potenti auto rubate, che dopo l’uso venivano incendiate per cancellare ogni traccia.

L’operazione di lavaggio dei soldi, secondo la ricostruzione degli investigatori, era necessaria per eliminare l’inchiostro sprigionato dalle cosiddette ‘mazzette-civetta’, uno dei sistemi adottati dalle banche come deterrente contro i furti. Il denaro, che anche dopo il lavaggio spesso restava leggermente macchiato, sarebbe stato speso soprattutto in distributori automatici, ma anche giocato in alcuni casino’. Nel corso delle circa 15 perquisizioni a carico degli indagati sono stati sequestrati passamontagna, una pistola giocattolo priva del tappo rosso, ricevitori scanner e un apparecchio per disturbare le trasmissioni radio.