Si stanno svolgendo in queste ore a Bruxelles i negoziati dei Ministri agricoli europei sulla riforma OCM (Organizzazione Comunitaria dei Mercati)
del settore bieticolo-saccarifero e dall’incontro svolto nella giornata di ieri, è emerso che per l’Italia la situazione che si sta determinando è insostenibile.


Si sta prefigurando infatti l’ipotesi di un taglio del 50% della quota di zucchero prodotto dal nostro paese che provocherebbe la totale cancellazione della bieticoltura nel Centro e nel Sud dell’Italia e la
chiusura di 13 stabilimenti saccariferi sui 19 esistenti.
Questo potrebbe significare la messa in discussione di molti dei 9 stabilimenti presenti in Emilia Romagna, compreso quindi lo stesso
stabilimento di Finale Emilia che occupa centinaia di lavoratori tra fissi e stagionali.

Per questo i lavoratori dello stabilimento Italia Zuccheri di Finale Emilia si sono riuniti in assemblea nel pomeriggio di martedì ed hanno
deciso l’immediato blocco delle merci in entrata e in uscita e uno sciopero di otto ore per la giornata di oggi, giovedì 24 novembre, con presidi per
tutta la giornata davanti allo stabilimento.

La lotta dei lavoratori è finalizzata ad ottenere la profonda modifica della riforma OCM zucchero che così come si prefigura determinerebbe ricadute gravissime sul versante economico ed occupazionale e premierebbe i soli interessi di Francia e Germania.
Inoltre con l’iniziativa di lotta i lavoratori chiedono che il Governo italiano eserciti un forte impegno nella salvaguardia delle attività di produzione dello zucchero su tutto il territorio nazionale e metta in atto il blocco di minoranza, ricorrendo, se necessario, al diritto di veto del nostro Paese, come per altro aveva promesso il ministro Alemanno.

Nei prossimi giorni i Sindacati di categoria Fai/Cisl Flai/Cgil e Uila/Uil di Modena si attiveranno unitamente ai lavoratori dello stabilimento Italia
Zuccheri di Finale Emilia per coinvolgere i rappresentanti delle istituzioni, sia nazionali che locali, per respingere un progetto che produrrebbe danni incalcolabili in un territorio, quello dell’area nord modenese, già colpito da gravi crisi nel settore agroalimentare.