Turni di 12 ore, con una paga fra i 400 e gli 800 euro mensili, assunzioni ‘in nero’, sistemazioni in alloggi di fortuna all’interno delle stesse fabbriche. Sono le condizioni di lavoro emerse durante l’ultima serie di controlli in otto laboratori tessili gestiti da cinesi a Crevalcore.

Un’operazione interforze, chiamata ‘Made in China’, che ha visto operare congiuntamente Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, per contrastare lo sfruttamento della manodopera irregolare, l’immigrazione clandestina e monitorare l’economia sommersa.

Nei laboratori controllati sono stati rintracciati 21 operai sprovvisti del permesso di soggiorno, per i quali è scattato il decreto di espulsione. Altri due cinesi, di 27 e 37 anni, sono stati arrestati per non
avere rispettato precedenti provvedimenti di rimpatrio, emessi rispettivamente dalle Questure di Modena e Treviso. Nei guai sono finiti anche i titolari dei laboratori: cinque imprenditrici cinesi, tutte donne, denunciate per favoreggiamento della permanenza di clandestini in Italia e sfruttamento di manodopera clandestina.

I controlli, che a differenza di altre occasioni non hanno portato al sequestro dei locali, hanno evidenziato un miglioramento delle condizioni
igieniche all’interno delle fabbriche, mentre non è cambiata la situazione di sfruttamento dei lavoratori. Circa il 25% degli operai identificati era
irregolare e, anche tra i regolari, un altro 25% risultava assunto ‘in nero’. I salari, a seconda del livello di specializzazione, erano riconducibili a tre fasce: 400, 600 e 800 euro al mese.

Gli accertamenti hanno portato anche al recupero di 16.000 euro di contributi evasi, e altri 7.000 in sanzioni amministrative. In molti casi, i lavoratori e le loro famiglie venivano fatti alloggiare in sistemazioni di fortuna all’interno degli stessi stabilimenti, con bambini piccoli sorpresi a giocare fra i macchinari. La produzione era a ciclo continuo, con due turni di circa 12 ore, uno diurno e l’altro notturno.

L’operazione, condotta dai carabinieri di S.Giovanni in Persiceto e del nucleo ispettorato del lavoro, dal Commissariato di Polizia di S.Giovanni e dal nucleo provinciale di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, fa seguito ad altre due indagini analoghe condotte a settembre e ai primi di novembre, fra S.Matteo della Decima, S.Giorgio di Piano e Pieve di Cento.
Il bilancio complessivo delle tre fasi dell’inchiesta è di 203 lavoratori controllati, 52 dei quali risultati clandestini, sei arresti in base alla ‘Bossi-Fini’, e 12 imprenditori denunciati.
Secondo i dati in possesso degli investigatori, nella provincia di Bologna l’imprenditoria cinese rappresenta circa il
15-16% del settore tessile e pelletteria.