Il Circolo culturale Nuraghe, in collaborazione con la l’Assessorato al Lavoro della Regione Sardegna, la Federazione dei Circoli sardi in Italia, i comuni di Fiorano Modenese e Maranello, ha proposto sabato 10 dicembre una nuova edizione della “Giornata di poesia” nella suggestiva cornice di Villa Cuogho, sede del circolo.

E’ stata una edizione caratterizzata dall’alta qualità dei poeti invitati, gli emiliani Francesco Genitoni e Paola Moreali, i sardi Anna Cristina Serra e Andrea Chessa, impreziosita dall’esibizione del Gruppo Tenores di Neoneli (Oristano) che ha riscosso un grande successo presso gli oltre cento partecipanti del pubblico, fra cui numerose autorità. Il presidente del Circolo Mario Ledda e il vicesindaco di Fiorano Maria Paola Bonilauri hanno introdotte le note dei Tenores (Il Canto a Tenore è stato recentemente inserito dall’Unesco tra i “Masterpieces of the Oral and Intangible Heritage of Humanity” e perciò proclamato “Patrimonio intangibile dell’Umanità”) e la lettura delle poesie.

Applaudita la presenza di Emilio Rentocchini, uno dei più grandi poeti contemporanei bilingue, capace di esprimere ogni sua ottava in dialetto e in italiano, due scritture dallo stesso significato, ma musicalità diverse seppure con una perfezione stilistica di uguale valore.
E’ la strada scelta da Andrea Chessa riportando un esito particolarmente felice in “Poetas”: “Galu incue / amus a essere // chin s’urtima inscuricada…”, “Saremo ancora lì // con l’ultimo imbrunire // oltre la coscienza…”.
Anche Anna Cristina Serra è scrittrice in lingua sarda, in poesia e prosa, affermata vincitrice di premi, come il Premio Ozieri del 1993, con la poesia “A cali ‘entu”, che si conclude con. “E custu spéddiu, / chi manus lébias / a fragu di ‘entu antigu /mi tochint s’enna, / candu m’at a passai?”. “E questa smania / che mani leggere / profumate di vento antico / bussino alla mia porta, / quando mi passerà?…”
Il giornalista sassolese Francesco Genitori ha scelto una dotta lingua italiana per raccontare un mondo che usava il dialetto e le sonorità d’un tempo riemergono in modi di dire, in parole dal sapore antico. In “Una vita frammentaria” “Dico spesso parlando / che nacqui in una stalla / naturalmente scherzo / non scesi dalle stelle e non fui re / nacqui da contadini in pieno giorno / la cicala impazziva dentro al pero / ma gli uomini dormivano lo stesso / straiati sui sacchi sopra ai sassi / dentro le macchie d’ombra della piazza / mia madre disse dio quant’è brutto / e i contadini speriamo che non piova / il mentana è secco arrampinato / mia madre ripetè diu cuma l’è breutt Teodato / se piove dissero i contadini / il mentana finirà tutto sgranato…”
Paola Moreali, insegnante sassolese, ha in pubblicazione la raccolta “Oltre il cancello” dalla quale ha tratto le poesie lette al Nuraghe, come “Zauberei”: “Cigolò l’uscio / come gemito / di bimbo castigato / spiato dalla scala / quando entrò il presente / al braccio del passato/…”.