Ripartono da una nuova superperizia le indagini sul delitto di Limidi di Soliera, dove il 12 settembre 2001 venne ucciso il 14enne Matteo Nadalini, soffocato con un sacchetto stretto sulla testa durante quello che apparve come un tentativo di rapina finito tragicamente. La madre Paola Mantovani e’ sospettata di essere la responsabile dell’uccisione del figlio, ma la donna si e’ sempre proclamata innocente.


Questa mattina, in tribunale a Modena, durante una brevissima udienza tecnica, e’ stata affidata una nuova perizia biologica sui reperti raccolti nella villetta di Limidi: gli esami riguarderanno anche oggetti che in un primo momento non erano stati valutati. Il gip Alberto Ziroldi ha affidato la perizia al professor Vincenzo Pascali, dell’Istituto di medicina legale dell’universita’ Cattolica Sacro Cuore di Roma, mentre il pm Fausto Casari ha nuovamente incaricato delle indagini gli esperti del Ris di Parma, con il colonnello Luciano Garofano presente all’udienza.


Nelle scorse settimane il giudice aveva deciso di non utilizzare le prime perizie svolte dal Ris, sui reperti raccolti nelle ore immediatamente successive al delitto. Quegli esami avevano riscontrato la presenza di saliva della madre di Matteo sul nastro adesivo utilizzato per chiudere il sacchetto calato sul capo di Matteo. Ma Paola Mantovani, nel momento in cui erano stati raccolti ed esaminati quei reperti, non era ancora indagata e quindi, e’ stato sottolineato, non avrebbe potuto difendersi adeguatamente. Su questo aspetto i difensori della donna avevano anche chiesto un pronunciamento della Corte costituzionale.


Dunque, e’ necessario ripartire da capo, sottoponendo a nuova perizia gli stessi ma reperti anche altri oggetti trovati nella villetta, come guanti, nastro adesivo e forbici: potrebbero esservi rinvenute tracce biologiche anche di altre persone che potrebbero averli utilizzati. La presenza del Dna di altri soggetti rafforzerebbe la tesi della difesa, secondo cui Matteo sarebbe morto per mano di un rapinatore, entrato nella villetta e poi fuggito. Ma per la Procura questi materiali, in quattro anni, possono essere stati toccati da tante persone e quindi possono aver subito un deterioramento, ai fini dell’indagine: eventuali tracce di Dna, identificabili su quegli oggetti, potrebbero essere di chiunque. Il processo a carico di Paola Mantovani sara’ celebrato con rito abbreviato. Nel frattempo, dopo l’affidamento della perizia, tutto il procedimento e’ stato aggiornato al 22 maggio.