Lo scorso anno le 56 cave modenesi sono state controllate in media più di sei volte e tre volte i 34 frantoi. Dai sopralluoghi, quasi 600 in un anno, eseguiti dai tecnici dell’ufficio Controlli cave intercomunale della Provincia di Modena, non sono emerse violazioni particolarmente gravi: nessuno scavo senza autorizzazione o fuori dai limiti prescritti, né danni ambientali gravi come l’intercettazione di falde acquifere.

Tra le inosservanze di un certo rilievo risultano solamente tre casi di scavi non conformi a quanto previsto dal piano di coltivazione e cinque per incompletezza delle recinzioni.

“Emerge – sottolinea Alberto Caldana, assessore provinciale all’Ambiente – un quadro di sostanziale osservanza delle leggi regionali e nazionali che regolano con estrema severità un settore così delicato dal punto di vista ambientale e della sicurezza. Il controllo resta costante, ma lo scopo principale di questa attività è di avviare con le imprese un rapporto costruttivo al fine di prevenire le irregolarità”.

I tecnici provinciali controllano innanzitutto che l’attività avvenga nel rispetto delle autorizzazioni e delle norme di carattere amministrativo, dalla cartellonistica alla manutenzione delle reti di scolo, senza trascurare i controlli sulla presenza di massi sporgenti o sulla stabilità dei fronti.
La sicurezza dei lavori in cava, infatti, spiegano i tecnici provinciali, “rappresenta uno dei fronti che assorbe una parte rilevante del nostro lavoro. L’impegno è quello di fare rispettare le leggi di polizia mineraria a tutela dei cittadini”.

Nel 2005, in questo specifico settore sono stati presi sette provvedimenti amministrativi (erano stati 38 nel 2004); quando sono state evidenziate situazioni problematiche non gravi, si è scelto di avviare un’azione preventiva che ha permesso di risolvere i problemi attraverso convocazioni e prescrizioni ai responsabili dai cantieri.

La situazione risulta migliorata anche all’interno dei frantoi, soprattutto grazie all’innovazione tecnologica di questi ultimi anni. Situazione che, come rileva Caldana, “è destinata a migliorare ulteriormente nei prossimi anni perché la Provincia intende allontanare, con uno specifico piano di trasferimento, questi impianti dai fiumi con tutto vantaggio per l’ambiente ma anche per la corretta gestione di questa attività”.