La maximulta di 290 milioni di euro irrogata dall’Antitrust all’Eni, per aver volontariamente ritardato gli investimenti nei gasdotti tra Algeria, Tunisia e Italia, abusando della propria posizione di monopolista nelle reti del gas, dimostra – proprio in una fase di razionamento del metano – una radicata presenza di politiche di cartello, da anni denunciate dall’Intesaconsumatori, per mantenere artificiosamente tariffe più elevate d’Europa.


Ma tale decisione di infliggere la sanzione più elevata dall’Antitrust italiano, dopo i 360 milioni di euro irrogata al cartello delle compagnie nel settore RC Auto, evidenzia l’incapacità del Governo a calmierare i prezzi per l’assenza di politiche energetiche, mediante i ricorsi a “condoni” e leggi truffa, approvate a tambur battente dal premier Berlusconi, proprio per sanare e premiare comportamenti contro il mercato, come la legge truffa salvacompagnie, evitando la restituzione di 4,2 miliardi di euro di danni, inferti ad oltre 18 milioni di assicurati.

Nella decisione dell’Antitrust (a cui Intesaconsumatori si era rivolta già un mese fa con un esposto proprio per accertare la reale concorrenza nel settore dell’energia) che si riferisce alla scelta dell’Eni del 2003, allora guidata da Vittorio Mincato, di bloccare il potenziamento del gasdotto che attraversa la Tunisia controllato attraverso la società Trans tunisian pipeline company (Ttpc), nonostante gli impegni presi con le autorità di regolamentazione e gli altri operatori, con un potenziamento da concludersi entro il 2007 (l’indagine Antitrust è iniziata nel 2005), che determinerà il mancato arrivo in Italia nel biennio 2007-08 di circa 9,8 miliardi di metri cubi di gas, si possono configurare danni ai consumatori, che Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori – alla stessa stregua della multa Antitrust – cercherà di quantificare e proporre azioni risarcitorie.

La scelta dell’Eni di non “sbottigliare” il tratto tunisino del gasdotto che collega l’Algeria e l’Italia fu determinata da rischi di “eccesso di offerta”, la più classica delle politiche di cartello adottata dai monopolisti per mantenere artificiosamente alti prezzi e tariffe, considerazione che appare oggi anacronistica e beffarda per consumatori a rischio di continue riduzioni delle forniture dalla Russia, con prelievo di 5,1 miliardi di metri cubi di riserve strategiche.
Il rispetto degli impegni da parte dell’Eni per un maggior afflusso di gas algerini e tunisini, avrebbe certamente potuto attenuare la crisi di questa stagione – afferma Intesaconsumatori – offrendo maggiori prospettive di stabilità ma anche un raffreddamento di tariffe, tra le più elevate d’Europa.

Intesaconsumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) è pronta a costituirsi in giudizio davanti al Tar del Lazio a favore dell’Antitrust nel caso di impugnativa del provvedimento da parte dell’Eni, ma i danni inferti ai consumatori si possono quantificare in almeno 4 miliardi di euro (dati i precedenti Antitrust che sanzionano circa il 10 per cento dei danni causati e dato lo sconto di 100 milioni di euro), che dovranno essere restituiti – stavolta fino all’ultimo centesimo – alle stremate e taglieggiate famiglie italiane per circa 250 euro a testa, direttamente nelle bollette.