In una tavola su tre durante le festività di Pasqua
sarà presente carne di agnello che, anche per la sostituzione del pollo, effetto della psicosi da influenza aviaria, riscuote un rinnovato interesse
e si classifica tra i cibi preferiti degli italiani dopo le uova di cioccolato e le colombe.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel denunciare che
il nuovo ‘boom’ dell’agnello ha attirato l’attenzione della malavita organizzata con il furto di centinaia di animali nelle campagne nei giorni che precedono la Pasqua.
Si tratta – sottolinea la Coldiretti – di un fenomeno allarmante che sta interessando le regioni del Centro Italia dove si moltiplicano le denunce da
parte degli allevatori ai quali vengono sottratte durante la notte intere greggi spesso appartenenti a razze pregiate tipiche dell’Appennino centrale.
Nelle zone più colpite come le Marche, dove nelle ultime tre settimane secondo un monitoraggio Coldiretti sono stati rubati 777 capi tra agnelli e
bovini con un danno di quasi 2 milioni di euro, gli allevatori si sono improvvisati detective anche dormendo nelle stalla per porre un freno alla
razzia di animali.
Il sospetto è che – precisa la Coldiretti – i furti siano opera di bande specializzate abili nel fare sparire in una sola notte il bottino anche grazie al rapido trasferimento degli animali in strutture clandestine di macellazione. La grave mancanza per gli agnelli di una etichetta di origine obbligatoria come quella già prevista per la carne bovina e il pollame –
denuncia la Coldiretti – impedisce che attraverso la rintracciabilità delle produzioni si possano più facilmente scoprire i colpevoli che possono così
mettere in commercio prodotti senza le necessarie garanzie sanitarie. Un danno per consumatori ed allevatori nazionali che favorisce peraltro
l’arrivo in Italia di prodotti di minore qualità rispetto a quelli nazionali con l’importazione che copre circa la metà dei consumi che sono pari a circa 1,5 chilogrammi all’anno concentrati soprattutto nei periodi di Pasqua e Natale.
Proprio a causa di questa competizione sleale i prezzi quest’anno almeno all’origine sono mediamente più bassi (3-4 euro al chilo agli allevatori), ma – avverte la Confederazione – bisogna vigilare su eventuali speculazioni
commerciali che possono sempre verificarsi nelle vendite all’ultimo minuto con valori che si moltiplicano. Per combattere il rischio che venga
spacciata come carne nazionale quella ottenuta da agnelli importati soprattutto dall’Est Europa è stata presentata dal comitato promotore al ministero delle Politiche agricole la proposta di riconoscimento per l’agnello del Centro Italia Igp che si aggiunge alle IGP “Agnello di Sardegna ” e “Abbacchio romano” per dare la possibilità ai consumatore di carne di fare una scelta consapevole.




