“Il record storico a livello nazionale e comunitario del 99 per cento di campioni regolari, con residui al di sotto dei limiti di legge, riconosce che la frutta e verdura Made in Italy sono sempre più sane e devono essere consumate con fiducia grazie all’ impegno quotidiano degli imprenditori agricoli per la sicurezza alimentare dai campi alla tavola.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il rapporto annuale di Legambiente “Pesticidi nel piatto 2005” che certifica il primato italiano nella qualità e sicurezza alimentare.

Da una lettura del rapporto che vada oltre i titoli a effetto viene la conferma che – sottolinea la Coldiretti – la presenza di residui irregolari nei cibi venduti in Italia è di gran lunga la più bassa in Europa. Un risultato ben al di sotto dei limiti di legge per la quasi totalità dei campioni (99 per cento) e in continuo e costante miglioramento, con una riduzione eclatante del 40 per cento nelle irregolarità e un aumento del 4,7 per cento per i campioni senza alcun residuo, rispetto alla precedente indagine.

Ci sono tutte le condizioni di sicurezza per non rinunciare al consumo di alimenti indispensabili per la dieta, al pari di altri Paesi dove cresce l’impegno per promuovere il consumo di frutta e verdura, come in Inghilterra dove sono state obbligatoriamente ricomprese nelle diete delle mense scolastiche. Un’esigenza evidenziata dal rapporto FAO e OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) secondo il quale ogni giorno – precisa la Coldiretti – bisognerebbe mangiare almeno 400 grammi di frutta e verdura, possibilmente in cinque diversi momenti della giornata, per mantenere sotto controllo il peso e proteggersi dalle molte malattie determinate da una scorretta alimentazione, come quelle cardiovascolari, l’obesità e alcune forme di tumore.

Un livello di sicurezza dal quale gli allarmismi ingiustificati rischiano di allontanare ancora di piu’ gli italiani che negli ultimi cinque anni – conclude la Coldiretti – hanno ridotto i consumi familiari di ortofrutta di circa il 20 per cento, su valori particolarmente critici sopratutto nelle giovani generazioni, dove l’obesità e il soprappeso coinvolge il 36% dei ragazzi attorno ai dieci anni, secondo una indagine Merrill Lynch.