Dal 13 settembre non sarà più possibile commercializzare in tutto il territorio dell’Unione Europea e, naturalmente anche in Italia, pneumatici ricostruiti non conformi alle norme ECE ONU 108 e 109. Lo prevede la Decisione 2006/443/CEE del Consiglio Europeo pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 4 luglio.

I regolamenti ECE ONU 108 e 109 – si legge in una nota dell’Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) che ha diffuso la notizia dell’avvenuta pubblicazione della Decisione del Consiglio Europeo – prevedono per i pneumatici ricostruiti le stesse prove di resistenza, affidabilità e durata previste per i pneumatici nuovi e disciplinano inoltre tutto il processo di ricostruzione al fine di assicurare soprattutto la sicurezza del prodotto, prevedendo tra l’altro che le aziende di ricostruzione debbano avere un rigoroso sistema di qualità. L’obbligatorietà dei regolamenti è stata fortemente voluta dall’Airp che, unitamente alle associazioni dei ricostruttori degli altri paesi europei, ha più volte sollecitato l’Unione Europea a provvedere allo scopo di meglio tutelare la sicurezza degli automobilisti e di difendere l’immagine del pneumatico ricostruito che, se realizzato secondo le norme ECE ONU, presenta caratteristiche di affidabilità e durata assolutamente analoghe a quelle dei pneumatici nuovi.

“Il provvedimento dell’Unione Europea colma un grave vuoto normativo – ha dichiarato Renzo Servadei, segretario generale dell’Airp -. Mentre infatti sono in vigore norme severe per la fabbricazione e le caratteristiche di qualità e sicurezza dei pneumatici nuovi, non vi era ancora una norma obbligatoria analoga per i pneumatici ricostruiti, anche se la maggior parte dei ricostruttori italiani applicava già da tempo volontariamente le norme ECE ONU 108 e 109”.

“Con l’obbligatorietà delle norme ECE ONU 108 e 109 – ha dichiarato Stefano Carloni, presidente Airp – si apre concretamente la possibilità di incrementare il ricorso ai pneumatici ricostruiti anche in Italia e in Europa. È un fatto molto importante anche per l’economia dell’autotrasporto, messa a dura prova dai forti aumenti dei prezzi dei carburanti. D’altra parte – sostiene Carloni – negli Stati Uniti il 50% dei pneumatici di ricambio per autotrasporto di merci sono ricostruiti. In Italia la percentuale corrispondente è soltanto del 35%. Non si vede perché non ci si dovrebbe adeguare rapidamente agli standard di un paese come gli Stati Uniti in cui l’attenzione alla sicurezza stradale è molto forte. Tra l’altro, come è ben noto, ricostruire pneumatici ha una grande valenza anche sul piano ecologico, in quanto consente di rallentare lo smaltimento di materiali potenzialmente inquinanti, come i pneumatici usati, e proprio per questo motivo il nostro Paese ha stabilito fin dal 2002, per le flotte pubbliche l’obbligo di riservare ai ricostruiti almeno il 20% nell’acquisto di pneumatici di ricambio”.