A Bologna manca la volontà di contrastare il fenomeno, lo sostiene in una letterta aperta Ascom Federfiori, con particolare riferimento a fiori e piante.

Questo il testo della lettera di Ascom Federfiori:

L’abusivismo commerciale coinvolge in modo preoccupante molti settori della distribuzione. ASCOM Bologna da tempo richiama l’attenzione su questo problema per porre l’amministrazione comunale di fronte alle proprie responsabilità: nulla è più destabilizzante per la rete distributiva dell’abusivismo commerciale, della concorrenza sleale, dell’attività esercitata senza alcun rispetto delle regole, giuridiche e di mercato. Garantire il rispetto di queste regole, a vantaggio di tutti, è compito anche e soprattutto delle amministrazioni locali: dobbiamo prendere atto che purtroppo questo a Bologna non avviene.
Eppure, spesso sarebbe sufficiente applicare la legge. L’esempio delle vendite irregolari di fiori è illuminante, in proposito. I fioristi, più di altri sensibili a un problema che da anni li colpisce duramente, hanno visto negli anni espandersi e radicarsi nel territorio un mercato parallelo, in spregio alle più ovvie regole di concorrenza e legalità, con gravi pregiudizi economici e di ‘immagine’ per le attività del settore.
Sappiamo tutti che a Bologna esistono numerosi venditori ‘itineranti’ di fiori. Qualcuno, distrattamente, si sarà anche chiesto il motivo per il quale un venditore itinerante può stazionare per intere giornate, settimane, mesi (in certi casi, anni!) in uno stesso luogo, occupando stabilmente il suolo pubblico con attrezzature e merci.

Pochi poi sanno che in molte zone della città (centro storico, vie radiali), secondo il Piano delle Aree, le attività ‘itineranti’ non potrebbero neppure entrare! Ed è paradossale che da un lato in queste zone il Comune aumenti l’imposta sulle insegne dei negozi, mentre, dall’altro, non si curi di preservarne la valenza e il pregio commerciale, tollerandovi un commercio tassativamente vietato.
Pochi sanno anche che queste attività vendono prodotti di pessima qualità, non pagano occupazione di suolo pubblico e imposte locali (insegne, rifiuti, Ici, ecc.), non sostengono oneri e adempimenti amministrativi, non emettono documenti fiscali, ecc. ecc. Senza sottacere l’inquietudine legata a potenziali coperture di situazioni illecite.

E non stiamo parlando di una quota marginale del mercato: la Federfiori stima questo volume d’affari in 1,5 milioni di Euro all’anno, solo a Bologna. Un ‘fatturato’ prodotto da una rete organizzata di punti vendita che fa capo a società con legali e disponibilità di automezzi e attrezzature.

La questione evidentemente è grave e andrebbe affrontata non solo nell’interesse della categoria, ma anche a garanzia di più generali ed elementari principi di concorrenza, legalità e certezza del diritto. Eppure, a più di due anni dall’entrata in vigore della Legge Regionale 6 del 24 marzo 2004, che ha introdotto (Art. 56) importanti ed efficaci strumenti a tutela della legalità nell’esercizio del commercio, il problema delle vendite irregolari e abusive di fiori a Bologna è ben lontano dall’essere risolto.

Per quale motivo la nuova normativa non trova ancora applicazione nella nostra città, così come invece avviene in tante altre realtà della regione? La evidente persistenza della violazione comporterebbe tout court la sanzione della confisca di merci ed attrezzature prevista dall’art. 28 del D.L. 114/98.

La Federfiori ASCOM da due anni chiede semplicemente il rispetto di questa legge, predisposta dalla Regione di concerto con le associazioni di categoria, proprio per far fronte al problema. E questo dopo di esposti, segnalazioni, denunce avanzati negli anni precedenti. A questo punto, è necessario un impegno differente (o una volontà?) per contrastare il fenomeno da parte del Comune. Qualunque ulteriore ritardo od omissione nell’applicazione della normativa non sarebbero più giustificabili.