E’ giunto alla sesta rilevazione l’Osservatorio congiunturale sulla piccola e la media impresa di Confartigianato Federimprese Emilia Romagna. Si tratta di un’indagine telefonica svolta tra il 12 e 13 giugno 2006 su un campione di 900 imprese dell’Emilia Romagna con l’obiettivo di monitorare il loro andamento attraverso l’analisi di fatturato, ordini, occupazione e investimenti.


Il quadro generale

Per quanto riguarda la domanda l’andamento dell’artigianato in Emilia Romagna nei primi mesi del 2006 (-0,4%), così come anche in gran parte del paese, non offre ancora gli spunti per una definitiva uscita dalla crisi; attualmente la situazione è ferma ma per il prossimo semestre quasi un terzo degli intervistati attendono miglioramenti della domanda (27,4%) mentre la maggioranza la prevede stabilità (67,6%), va sottolineato però che è diminuita la quota di imprenditori pessimisti (dal 30,5% di inizio anno si passa all’11,0% della seconda parte del 2006) a dimostrazione di come dal contesto economico comincino ad affiorare i primi segnali di una timida ripresa.

Le piccole imprese segnano il passo anche sul fatturato con una flessione che si assesta a -0,8%, un avvio in sordina che sembra destinato a non offrire i miglioramenti tanto attesi; solo per il 25,4% il volume di affari dovrebbe tornare in positivo mentre il 57,9% prevede immobilismo. Un forte peso su questa situazione è quello esercitato dai prezzi dei fornitori (materie prime): nella precedente rilevazione si attendeva una crescita dell’1,2% mentre l’aumento è stato del 5,3%, inoltre il 53,8% delle imprese dell’artigianato emiliano si attendono un ulteriore aumento che dovrebbe assestarsi a +4,1%. L’occupazione continua a crescere, anche se a ritmo lento (+0,4%), un dato che sottintende positive aspettativa di crescita, da sottolineare che per il semestre appena concluso l’86,2% prevedeva immobilismo mentre scende al 69,5% per il secondo semestre. Al momento non desta eccessivo allarme il rallentamento degli investimenti perché dovuto sostanzialmente a due fattori: l’aumento dei tassi di interesse e la conclusione di una fase di costante incremento. Purtroppo non sono confortanti i dati sull’export: il saldo di opinione è positivo (+2,8%) ma preoccupano i dati tendenziali (-0,9%) e congiunturali (-0,5%); uno scenario che non migliorerà nel secondo semestre per cui il 71,9% degli intervistati non prevede sviluppi, la crescita dell’export è attesa solo dal 12,4% delle imprese.



Artigianato e piccola impresa

Come già accaduto nel 2005 le imprese artigiane nel 2006 continuano a soffrire maggiormente le difficoltà di una fase congiunturale ancora molto disturbata, a preoccupare sono soprattutto i livelli di domanda (-1%) e occupazione (-2,2%) mentre il fatturato (-0,6%) fa registrare contrazioni minori rispetto a quella del totale delle imprese; una evidente congiuntura negativa su cui gravano anche l’aumento delle materie prime (-4,7%) e che si riflette nella rinuncia agli investimenti, nel semestre precedente hanno effettuato investimento il 22,8 delle imprese artigiane mentre ora sono il 9.9%. La situazione dovrebbe migliorare nel prossimo semestre sia per la piccola impresa che per artigianato con una crescita prevista sia in termini di domanda (+1%; +1,5% per la piccola impresa) che di fatturato (+3%; +2,3%) per entrambi i comparti. A sostegno di questa fiducia c’è il dato sull’occupazione che dovrebbe crescere del 2,9% nell’artigianato e del 2,3% nella piccola impresa in generale; continua invece il ridimensionamento degli investimenti: solo il 6,7% delle imprese artigiane ha programmato un aumento degli investimenti, dato che sale al 10,1 per la piccola impresa.



I settori di attività

Il settore della produzione in questo inizio del 2006 mostra un tratto congiunturale piuttosto lineare e, sebbene in miglioramento (+0,5%), caratterizzato da una mancanza di vivacità riconducibile all’incertezza; particolarmente positive sono le previsioni per il prossimo semestre per fatturato (+0,9%) e ordini (+0,8%), sostenuti anche da un incremento minore dei prezzi dei fornitori (+3,0%).



Nel primo semestre l’edilizia ha mostrato segnali di arresto con perdite dichiarate di domanda (-0,8%), fatturato (-0,4%) e occupazione (-1,2%) mentre le previsioni per la seconda parte dell’anno sono più confortanti: occupazione +2,1%, domanda +1,7%, fatturato +3,8%.



Sono negativi i segnali fatti registrare dal settore dei servizi alle imprese ma si tratta di un assestamento piuttosto che di una involuzione: fatturato -2,2%, domanda -0,5%, prezzi dei fornitori +4,1%, conforta poi l’aumento dell’occupazione del 5,5% che nel secondo semestre crescerà di un ulteriore 2%; le previsioni sono incoraggianti per tutti i parametri, con una tendenza all’irrobustimento dei livelli di crescita nella seconda parte dell’anno.



Resta difficile la situazione delle imprese dei servizi alle persone con flessioni di domanda (-0,7%) e fatturato (-0,5%), mentre l’occupazione crolla a -6,2% anche se le previsioni appaiono migliori in termini di occupazione (+4,1%), e di fatturato (+2,7%), sebbene la domanda (-3,6%) appare ancora debole. La crescita della domanda (33,7%) e di conseguenza del fatturato (30,7%) nel prossimo semestre, sono l’ipotesi più plausibile per circa un terzo del campione osservato.



La performance provinciali

Per quanto riguarda l’andamento delle province si vengono a formare tre gruppi con performance simili:

· Rimini, Parma, Bologna, Reggio Emilia: sono le province con gli andamenti migliori: Rimini è positiva in tutti i parametri, soprattutto nella produzione e nella domanda, ed esprime un forte impulso all’investimento. Parma presenta indicazioni di stabilità in tutte le variabili considerate; Bologna esprime una sostanziale invarianza nei livelli della domanda e del fatturato abbinati a un trend occupazionale positivo; Reggio Emilia registra andamenti leggermente negativi nella domanda, il fatturato si mantiene più stabile, sebbene vi siano tendenze di flessione nell’occupazione.


· Ravenna: seppure con risultati congiunturali negativi in quasi tutti i parametri, evidenzia una certa stabilità negli andamenti, ed un recupero dell’occupazione, inoltre, le variazioni tendenziali sono molto meno pesanti, sebbene la propensione all’investimento sia alquanto bassa, segno di un pessimismo abbastanza radicato negli imprenditori.



· Ferrara, Modena, Piacenza Forlì-Cesena: in queste realtà provinciali la situazione economica appare più preoccupante, con ridimensionamenti consistenti della domanda e del fatturato rispetto al semestre precedente. L’unica consolazione è che ciò non si riflette sulle dinamiche occupazionali, che appaiono pressoché stabili. Solo Modena presenta bassi livelli di investimento, mentre le altre evidenziano tendenze in linea con le province più in salute.



E’ utile per comprendere le dinamiche provinciale fare un parallelo con la precedente rilevazione congiunturale (del febbraio 2006 sull’andamento del 2005), si evidenziarono anche in quel caso tre gruppi con performance simili:


· Parma, Bologna, Forlì-Cesena, Reggio Emilia.

· Ferrara, Modena, Piacenza.

· Ravenna, Rimini.

Il parallelo tra le due rilevazioni evidenzia una positiva risalita di Rimini e Ravenna, un forte peggioramento di Forlì-Cesena passata dal primo all’ultimo gruppo, uno scivolamento di Ferrara, Modena, Piacenza dal secondo al terzo gruppo ed invece una tenuta delle posizioni di Parma, Bologna e Reggio Emilia.