Secondo alcune recenti inchieste europee, l’utilizzo delle sostanze stupefacenti è notevolmente cambiato negli ultimi anni: se il consumo dell’eroina risulta in calo, quello della cocaina fa registrare dati allarmanti. In Europa si stima che nell’ultimo anno il consumo di questa sostanza abbia riguardato l’1% della popolazione tra i 15 e i 64 anni (pari a circa 3,5 milioni di persone), con l’Italia al terzo posto di questa preoccupante
classifica e un incremento dell’uso che riguarda sopratutto la fascia dei giovanissimi, quella
tra i 15 e i 24 anni.

In Emilia-Romagna si segnala un aumento consistente dell’accesso ai Sert da parte di consumatori di cocaina come sostanza primaria (dal 1991 al 2004 l’aumento è stato del 2,2%), con una percentuale sul totale degli accessi pari al 12,1% nel 2005.

A fronte di tale situazione, amministrazione comunale di Reggio Emilia e Ceis scendono in
campo per contrastare l’utilizzo di questa pericolosa sostanza con un innovativo progetto di
prevenzione e aiuto. No cocaina: per una cultura del limite si propone infatti di rendere disponibile alla comunità reggiana una serie di strumenti e servizi di prevenzione per informare, educare ed aiutare tutti coloro – tossicodipendenti, consumatori occasionali, familiari – che sono direttamente o indirettamente coinvolti nel consumo di questa sostanza.
A tal fine, il progetto prevede di muoversi contemporaneamente su quattro diverse linee di
lavoro e di attivare diversi canali di prevenzione e aiuto come: un numero dedicato (349.0853844), che sarà attivo 12 ore al giorno come help-line capace di fornire un vero e proprio servizio di ascolto e di informazione; una sezione dedicata alla cocaina, con servizio di consulenza a distanza da parte di esperti, all’interno del sito Droga on line;
gruppi di auto-aiuto che possano approfondire, oltre agli aspetti farmacologici del fenomeno, anche quelli sociologici e culturali; una campagna di comunicazione mirata che si avvarrà della collaborazione, oltre dei medici di base, anche dei gestori dei locali e dei luoghi di ritrovo dove più spesso i riti giovanili legati all’utilizzo della cocaina si consumano.

L’obiettivo del progetto No cocaina: per una cultura del limite – presentato questa mattina da Gina Pedroni, assessore ai diritti di cittadinanza e alle pari opportunità, don Giuseppe Dossetti, presidente del Ceis, Luca Fantini, responsabile del programma comunale ‘Giovani e dipendenze’, e da Anna Fabbi, dirigente politiche sociali del Comune – è insieme sia quello di sostenere chi si trova in difficoltà a causa del consumo di cocaina, sia di
contribuire alla creazione di un sapere condiviso e di un approccio capace di contrastare la
metabolizzazione di un fenomeno che rischia di apparire erroneamente “normale” e “connaturato” ai ritmi e ai consumi del nostro tempo. Troppo spesso infatti, alcune sostanze “illegali” vengono percepite come un “bene di consumo come tutti gli altri” e il loro uso è considerato “socializzante” piuttosto che una pratica di natura anti-sociale. Gli operatori di strada – coloro che sono a più stretto contato con il fenomeno – dipingono infatti un quadro sociale in cui l’uso di cocaina non è percepito come problematico e pericoloso, ma al
contrario associato al divertimento e alla socialità. Negli ultimi anni, oltre ad essersi abbassata l’età di approccio alla sostanza, si è passati da un uso di tipo trasgressivo ad un “habitus” sociale che è peraltro trasversale alle diverse fasce sociali e d’età. Inoltre la sostanza viene impiegata sempre più per funzioni di tipo “ricreativo” ed è consumata per migliorare le prestazioni fisiche e relazionali.

In quest’ottica, immaginare il consumo di stupefanti come pratica legata al disagio risulta
fuorviante perché, salvo in casi marginali, non è aderente alla realtà. La scarsa conoscenza
di questo fenomeno e dei rischi che l’abbinamento di più sostanze stupefacenti e alcolici – il cosiddetto policonsumo – può provocare portano inoltre a sottovalutare le conseguenze e i pericoli che tali pratiche possono arrecare alla salute e alla stabilità psicologica dell’individuo. Oltretutto chi consuma sostanze mette spesso in atto comportamenti a rischio, come ad esempio la guida sotto l’effetto di alcol e stupefacenti. Anche in questo senso, i dati di alcune ricerche effettuate tra studenti e giovani lavoratori in Emilia-
Romagna destano grande preoccupazione: nelle scuole superiori si rileva un policonsumo attorno al 6% della popolazione, mentre nei gruppi informali la percentuale sale al 16% e nei luoghi del divertimento al 19%.

Per questo, Amministrazione Comunale e Ceis sono convinti che una politica “antidroga”,
come quella intrapresa anche attraverso il progetto No cocaina: per una cultura del limite, debba principalmente fondarsi su un intervento socio educativo e prestare particolare cura alla tutela sia del benessere fisico che di quello psichico e sociale. A tal fine, a Reggio Emilia si è costituita una forte alleanza tra Comune e Ceis, Azienda Usl, Sert e privato sociale, con la collaborazione dei Poli sociali territoriali e le forze dell’ordine, perché di fronte ad un fenomeno così difficile da intercettare è importante ottimizzare tutte le azioni.