Nel 2005 in Italia sono stati denunciati all’INAIL 939.460 infortuni – di cui 1.195 mortali – rispetto ai 966.699 del 2004 e ai 977.194 del 2003. Una buona parte di questi infortuni avrebbe potuto essere evitata con una corretta organizzazione del lavoro. I dati mostrano un trend positivo, ma al tempo stesso testimoniano come condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose costituiscono un obiettivo non ancora completamente raggiunto.


In questi ultimi anni stiamo assistendo ad una riduzione della percentuale di infortuni dovuta a carenza di sicurezza delle macchine e degli impianti, mentre sta aumentando la percentuale di infortuni legati a carenze organizzative (modalità operative, la manutenzione, la movimentazione, ecc.).

“Si tratta di quella parte di infortuni che possono essere prevenuti solamente attraverso interventi di tipo organizzativo, come l’informazione e la formazione dei lavoratori, l’uso dei dispositivi di protezione individuale, il rispetto di corrette regole di comportamento. In altre parole le procedure di sicurezza”.
Così ha esordito Leo Morisi del SIRS della Regione Emilia Romagna, introducendo il tema del convegno nazionale “Procedure di sicurezza – Progettazione, applicazione, verifica”, organizzato ieri dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda Usl di Modena, dall’Assessorato Politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna, dall’INAIL e dall’ISPELS (Istituto Superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro).

L’obiettivo del convegno è stato quello di fare il punto della situazione dopo un decennio di applicazione del D.Lgs. 626/94, per verificare quanto la gestione del rischio negli ambienti di lavoro faccia ricorso alle procedure di sicurezza e se queste siano integrazione o alternativa alle misure prettamente tecniche.

“Il D.Lgs. 626/94, con le relative modifiche ed integrazioni, ha aperto la strada ad un approccio diverso e di più ampio respiro rispetto a quanto veniva previsto dai decreti degli anni 50 – ha sottolineato Beniamino Deidda, Procuratore Generale di Trieste – ora il datore di lavoro è divenuto il regista del sistema di sicurezza aziendale: a lui spetta l’individuazione di misure procedurali, oltre a quelle tecniche ed organizzative”.

I Sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro possono dare un contributo significativo alla riduzione del fenomeno infortunistico, come ha dimostrato Giuseppe Spada della Direzione Centrale dell’INAIL CONTARP fornendo dei dati e cercando contestualmente di quantificarne il beneficio economico. “ Tra le principali cause di infortunio ci sono la carenza di manutenzione di macchinari e strutture ed errori di manovra e coordinamento. Secondo una stima condivisa a livello europeo, il 40 % degli infortuni avrebbero potuto essere evitati se fosse stata adottata una corretta e razionale organizzazione del lavoro: ciò significa che nel 2003 in Italia avremmo potuto avere 276.000 infortuni in meno”.
Il fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali ha costi elevatissimi, sia in termini di danni alle persone che in termini economici. Prosegue infatti Spada: “Secondo il Servizio Statistico Attuariale dell’INAIL i costi economici determinati dal fenomeno infortunistico in Italia con riferimento all’anno 2003 sia aggira intorno ai 41.631 milioni di euro, pari al 3,2% del PIL nazionale. La cifra si commenta da sé: è spropositata, inconcepibile in un vero paese civile”.

La bussola per orientarsi nel “sistema sicurezza” aziendale è costituito dalle procedure.

La predisposizione di procedure sui luoghi di lavoro è ampiamente prevista dal D.Lgs. 626/94, dove si citano “disposizioni” e “misure organizzative” quali elementi fondamentali nella gestione e nel controllo del sistema sicurezza in azienda. Le procedure, pertanto, indicano le modalità per effettuare un lavoro quando questo può avere importanti conseguenze per la sicurezza delle persone, della qualità del prodotto e dell’ambiente. A questo proposito ha specificato Marco Vigone, Presidente della Commissione Sicurezza UNI: “L’elaborazione di una procedura deve avvenire assicurando il coinvolgimento di tutti coloro che svolgono realmente quel lavoro e che conoscono i relativi rischi. Non è indispensabile che la procedura elaborata sia contenuta in un documento scritto; è indispensabile però che sia a tutti nota affinché sia correttamente applicata”.