Non più soltanto export, ma una crescita robusta e diffusa, in linea con le fiduciose previsioni che gli
imprenditori avevano manifestato a fine giugno. Questo il dato che emerge dalla rilevazione dell’andamento congiunturale nel terzo trimestre 2006 effettuata dall’Osservatorio Cna su un campione di imprese associate.

I risultati sono stati presentati questa mattina dal presidente regionale, Quinto Galassi e dal vicesegretario regionale di Unioncamere Emilia
Romagna, Giampaolo Montaletti.

La ripresa manifestatasi ad inizio anno e allargatasi nei successivi tre mesi, si è confermata in tutti i settori, anche nelle costruzioni che più avevano sofferto della fase di stagnazione. La crescita ha coinvolto 2 aziende su 3. Tra le pmi dell’Emilia Romagna aumenta la fiducia nella stabilità della ripresa: 3 imprenditori su 4 si esprimono in tal senso, solo 1 su 3 manifesta ancora un certo scetticismo. Attese positive sia per l’evoluzione dell’economia nazionale che per l’economia regionale oltre che per la propria azienda.

Il 42% degli intervistati dichiara un incremento della produzione; situazione stazionaria per il 43%, il 15% dichiara un lieve rallentamento. I risultati migliori spettano ai servizi; anche il comparto manifatturiero evidenzia una crescita significativa ed il settore costruzioni conferma l’inversione di tendenza accennata nel precedente trimestre.

Migliore – si legge nel documento – l’andamento delle imprese della Romagna, ovvero Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena e Ferrara, piuttosto che
dell’Emilia (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna), nonostante in entrambe le aree si siano registrati incrementi positivi e pur se le migliori performance sono state ottenute dalle imprese modenesi che dichiarano un incremento della produzione pari al 66,5%. Oltre la percentuale del dato complessivo anche le imprese di Bologna (47,6%).

L’aumento delle commesse ha coinvolto soprattutto il settore dei servizi e quello manifatturiero. Rilevante risulta la crescita degli ordinativi per
le aziende impegnate sui mercati internazionali; più modesto l’incremento per le imprese confinate sul solo mercato nazionale. Molte aziende hanno
potuto rivedere i prezzi di vendita (almeno per recuperare l’aumento dei costi delle materie prime). Sono le imprese delle costruzioni, 1 su 3,
quelle che maggiormente hanno effettuato aumenti, mentre in modo molto circoscritto (al di sotto dell’1%) tale comportamento è stato adottato dalle imprese del comparto manifatturiero.

Nelle previsioni dei piccoli e medi imprenditori, si prospetta un periodo di espansione economica; tutti i comparti, anche quello delle costruzioni, risentono di queste attese di segno positivo, ma è il settore manifatturiero quello che evidenzia una maggiore intensità del clima di ottimismo, a determinare il quale contribuisce sicuramente l’impennata che si registra sui mercati esteri.
L’incremento degli ordinativi si è riflesso positivamente anche sull’occupazione che continua a crescere: + 0,7% gli addetti e + 0,6% i
dipendenti. La tendenza al rialzo, già manifestatasi nei primi sei mesi dell’anno, prosegue, con previsioni positive anche nel prossimo trimestre.

L’export continua a tirare e le imprese stanno acquisendo posizionamenti importanti anche su mercati nuovi (Estremo Oriente in testa con Giappone, India, Corea del Sud e Cina) accanto a quelli dell’est Europa e America, ma non è più il solo. Nel rapporto di composizione interno/esterno della domanda, infatti, il mercato finale nazionale accentua il proprio peso e, seppur moderatamente, la sua incidenza rispetto al trimestre precedente
(dal 90,5% al 91,1%); la quota di fatturato sviluppata complessivamente sui mercati esteri ammonta pertanto al 9%, mentre presso le aziende attive anche sui mercati internazionali la quota di fatturato realizzato al di fuori del mercato nazionale, ha rappresentato il 29%, confermando il dato del trimestre precedente.

Nel mercato nazionale restano comunque alcuni fattori di criticità: l’appesantimento dei costi di gestione e finanziari (in relazione anche all’aumento dei tassi di interesse) e l’intensificarsi della competizione sul mercato nazionale rappresentano, rispetto ai trimestri precedenti la
novità di questa rilevazione. Seguono, con minore intensità, la carenza della domanda nazionale, le difficoltà conseguenti all’eccessivo costo del
lavoro e l’aumento dei prezzi delle materie prime.

Aumentano anche gli investimenti. Quasi la metà degli intervistati da Cna (48%) dichiara di aver investito in nuove tecnologie e/o nuovi impianti. Si riduce, rispetto al precedente semestre la quota di coloro che prevedono di non fare investimenti per i prossimi sei mesi (dal 41% della scorsa rilevazione si passa al 34%). La propensione ad investire risulta più intensa fra le aziende impegnate sui mercati esteri rispetto a quelle attive solo sul mercato nazionale. In particolare sono cresciute del 10% le aziende esportatrici che non hanno effettuato investimenti ma che adesso intendono farlo. Solo il 14% delle imprese che operano con l’estero dichiara di non aver investito e di non volerlo fare. L’86% ha già investito negli ultimi sei mesi e/o intende farlo nel semestre in corso.

Per il futuro, le imprese esportatrici prevedono di investire per espandersi ulteriormente, specie quelle del comparto manifatturiero (atteggiamento che coinvolge più di 1 imprenditore del comparto su 2. Propensione ad investire che cresce anche tra le imprese che operano sul mercato nazionale: più di 4 su 5 gli imprenditori che si dichiarano pronti a farlo.