“L’alleanza tra Grande distribuzione e imprese commerciali – e produttrici di Grana padano – sta diventando un connubio letale per il comprensorio del Parmigiano Reggiano”. Non ha usato mezzi termini il vice presidente della Cia Emilia Romagna, Emilio Bertolini, nel corso del convegno che l’associazione agricola ha promosso il 1° dicembre scorso a Reggio Emilia sullo stato di crisi del ‘re dei foraggi’.

A distanza di 13 mesi da una analoga iniziativa, la Cia rileva una situazione pressoché invariata che crea sofferenze per i 4mila e 500 caseifici del comprensorio “ e per le oltre 20mila persone che sono coinvolte dal punto di vista occupazionale nell’intera filiera produttiva”. Il mercato è in perdita da anni e il prezzo del latte non copre i costi di produzione delle imprese zootecniche, con quotazioni del parmigiano che oscillano tra 6,30 e 7 euro per il formaggio di 15 mesi. “La Gdo adotta sempre più frequentemente le vendite promozionali per attirare i clienti creando un forte disorientamento del consumatore sul reale prezzo del formaggi – chiosa Bertolini – e a tutt’oggi queste azioni sono ancora importanti per vendere il nostro prodotto di oltre 3 milioni di forme.

A lungo andare, però, si rischia di distorcere la realtà e i clienti sono portati a pensare che i bassi prezzi corrispondano ad una equa remunerazione del prodotto”. Dunque il valore aggiunto non va nelle tasche degli allevatori, “anzi, alcune indagine di società specializzate hanno evidenziato che nel corso del 2006 la strategia attuata dalla Grande distribuzione abbia fruttato complessivamente circa 140 milioni di euro quali maggior valore, importo ‘sottratto’ dalla produzione agricola”. Intanto i mangimi sono aumentati del 34% e l’energia di oltre il 12%, ha ribadito Bertolini, e per sostenere le politiche di filiera occorre aumentare la quota dell’export e sostenere le politiche finanziaria delle imprese agricole. La Cia insiste poi sulle strategie in grado di aggregare il prodotto per meglio affrontare il mercato aumentando il potere contrattuale dei produttori.

“Alla fine di ottobre la produzione di Parmigiano registrava una diminuzione dell’1,84% – ha continuato Bertolini – mentre il Grana padano di un solo punto percentuale: è un dato folkloristico – ha ironizzato- poco attendibile per i controlli che vengono fatti. La strategia dei commercianti ‘padanisti – ha ancora sottolineato- è quella di parificare il Parmigiano al Grana padano e a non giustificare le differenze di prezzo come avveniva un tempo: anzi, ora tendono sempre più a massificare i due prodotti”.



Al convegno hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Cia Emilia Romagna Nazario Battelli, il presidente del Consorzio del Parmigiano Giuseppe Alai, Alberto Grandi dell’ Università di Bologna e Tiberio Rabboni, assessore regionale all’Agricoltura.