Il consigliere regionale di fi Fabio Filippi ha presentato un’articolata e documentata interrogazione sugli “84 centri di preghiera collegati alla religione islamica”, che sarebbero anche “centri di propaganda politica”, presenti in Emilia-Romagna, regione che si contraddistingue in Italia, in proporzione al numero di abitanti, per avere dislocate sul proprio territorio il “maggior numero di associazioni islamiche”.


Filippi ricorda a questo proposito che “con oltre un milione di credenti l’Islam è diventata la seconda religione del nostro Paese”, che “le associazioni islamiche in Italia sono spesso finanziate da Stati ed organizzazioni islamiche straniere”, che “molti di questi centri di preghiera si sono registrati come Onlus per ricevere finanziamenti pubblici sia dagli Enti locali, sia dal 5 per mille delle detrazioni fiscali degli italiani”, che “tutte le associazioni religiose devono essere registrate, operare nel rispetto della legge e rendere pubblici i propri bilanci” e che “solo l’UCOII (Unione delle Comunità e Organizzazioni islamiche), molto vicina ai Fratelli Musulmani, gestisce in Italia 160 luoghi di preghiera”

Il consigliere chiede quindi alla Giunta regionale l’elenco degli 84 centri di preghiera dislocati sul territorio regionale, quanti di questi siano gestiti dall’UCOII e quali rapporti intrattenga la Regione con questa associazione, se la stessa Amministrazione regionale abbia finanziato questi centri di preghiera o associazioni islamiche ed a quanto ammontino i fondi che ad essi arrivano dall’estero, quanti fondi derivanti dalla zakat (la “tassa religiosa obbligatoria che i musulmani devono versare a favore dei bisognosi”) confluiscano ai centri di preghiera a ed alle associazioni islamiche in oggetto, se questa raccolta sia regolamentata o comunque notificata alla Regione, come vengano gestiti questi fondi, da chi e quali siano le attività svolte nei centri islamici.

Filippi vuole anche sapere se le associazioni islamiche insediate in regione siano registrate, operino nel rispetto della legge e rendano pubblici i propri bilanci, se finanzino enti stranieri in aree coinvolte nella guerra al terrorismo islamico, se la Regione abbia predisposto azioni di controllo volte alla trasparenza dei fondi destinati alle moschee e se reputi che in alcuni centri di preghiera o associazioni islamiche dislocate in Emilia-Romagna possano nascondersi o operare gruppi terroristici con finalità eversive e/o terroristiche.