Le iniziative previste a Modena per il 2007 in occasione del Giorno del ricordo prevedono l’organizzazione di due convegni con relatori appartenenti esclusivamente ad un’area culturale inequivocabilmente di sinistra, senza il coinvolgimento e l’apporto sia di oratori imparziali o quantomeno estranei a logiche politiche, sia di chi ha vissuto in prima persona quei terribili momenti o ne abbia raccolto testimonianze dai propri cari.
E’ quanto lamenta, in un’interrogazione, Enrico Aimi (AN), ritenendo che fosse legittimamente opportuno ascoltare l’opinione e le testimonianze non solo di una delle parti in causa, ma di una platea più ‘pluralista’ di voci e referenze politiche e chiedendo al riguardo un giudizio della Giunta.
Il Giorno del ricordo, il 10 febbraio, rileva l’esponente di an, è stato istituito nel 2004 con legge del Parlamento italiano, allo scopo di conservare e rinnovare la memoria di tutte le vittime delle foibe, della tragedia degli italiani unitamente alla complessa vicenda del confine orientale dell’Italia e all’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, avvenuto nel secondo dopoguerra con l’avvento di Tito. La stessa legge, aggiunge il consigliere, prevede che nella giornata del 10 febbraio siano promosse ed organizzate iniziative per diffondere la conoscenza di quei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e che istituzioni ed enti favoriscano la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti volti a conservare la memoria di quelle vicende. Dopo aver richiamato il fatto che, lo scorso anno, Modena e Bologna sono state tra le poche città in Italia a non organizzate iniziative pubbliche a ricordo delle vittime delle Foibe e che tale ‘grave dimenticanza’ è stata più volte citata a demerito da agenzie di stampa e da quotidiani nazionali, Aimi vuole sapere quali manifestazioni siano state concretamente assunte per il Giorno del ricordo dalla Regione e nelle varie città dell’Emilia-Romagna e, in caso negativo, i motivi per cui si è ritenuto di non farlo.
“Le ragioni di un disinteresse pressochè totale e quantomeno sconcertante, commenta il consigliere, trovano fondamento in un atteggiamento ideologico di censura rispetto a tragici fatti la cui conoscenza è stata per troppo tempo offuscata, ma che sono oggi, anche grazie alla legge 92 del 2004, patrimonio riconosciuto di tutti gli italiani”.