Dopo il recente debutto romano al Teatro Argentina Gabriele Lavia arriva al Teatro Storchi (9, 11, 12 maggio ore 21 e 13 maggio ore 15:30) con ‘Misura per misura‘ di William Shakespeare. Già nel 1976, sullo stesso palco dell’Argentina, Gabriele Lavia, diretto da Luigi Squarzina, aveva recitato questa dark comedy, negli abiti di Angelo il vicario (interpretato ora da suo figlio Lorenzo Lavia), insieme a un cast d’eccezione, composto fra gli altri da Mario Scaccia e Luigi Vannucchi.

Il motivo che lo spinge a riaffrontare questo dramma problematico risiede nella modernità che i classici offrono e nella possibilità di raccontare la contemporaneità. Questo dramma problematico poco frequentato dal teatro italiano (si ricordano le messe in scena di Ronconi, Brook e Cecchi) rappresenta una commedia oscura il cui universo conflittuale bene rappresenta la nostra attualità irrisolta, un mondo dove giustizia e ingiustizia confondono i loro regni. Era dal Riccardo II del 1996 che Lavia non si misurava con un classico shakespeariano, e questa volta la sfida è resa più serrata dalla duplicità che caratterizza i personaggi del testo, sfuggente anche alle stesse definizioni di genere.

Difficile, ambiguo, inafferrabile come la complessità del nostro vivere, Misura per misura è un grande gioco del teatro e fa da specchio a un mondo che non smette di cercare un senso nuovo per parole come giustizia, potere, morale e dignità umana. Ma non si tratta di concetti astratti, quanto di nodi esistenziali che conducono a temi eterni ed attualissimi come la pena di morte e il rapporto tra politica e morale.

Protagonista della vicenda è il duca di Vienna, Vincenzo, preoccupato dell’immoralità dei sudditi e del dispregio dell’istituzione matrimoniale, che affida il governo al vicario Angelo per vedere se sarà in grado di far rispettare le leggi. Finge quindi di assentarsi e si traveste da frate per spiarne l’operato. Angelo si rivelerà incapace di governare con autentica equità e giustizia, attaccato al mero dettato della legge e travolto dalle stesse passioni che dovrebbe punire.

Condanna a morte Claudio, colpevole di aver sedotto Giulietta, che lo ama, anche se i due vorrebbero sposarsi; allora Lucio, l’amico di Claudio, chiede aiuto alla sorella di lui, la virtuosa novizia Isabella, per dissuadere Angelo. Isabella supplica il vicario di aver pietà del fratello, ma Angelo prova nei suoi confronti pensieri peccaminosi e le promette la salvezza di Claudio a patto che lei gli si conceda. Interviene allora il duca travestito, vero deus-ex-machina della vicenda, che con la sua presenza-assenza manovra i fili dei destini dei suoi sudditi. Personaggio ambiguo e inafferrabile, attraverso complicati intrighi e sotterfugi ristabilirà infine l’ordine e la giustizia.