“Un incontro utile”. Con queste parole l’assessore regionale all’agricoltura della Regione Emilia – Romagna Tiberio Rabboni, ha commentato l’audizione di una delegazione del Consorzio di tutela del formaggio Parmigiano Reggiano e di rappresentanti delle Istituzioni locali da parte dei funzionari dell’Unione Europea che stanno istruendo due importanti dossier relativi al re dei formaggi italiani.


Il primo è relativo alla procedura di infrazione aperta nei confronti della Germania per l’uso improprio ed ingannevole del nome “Parmesan”, attribuito a formaggi che ben poco hanno in comune con il prodotto di punta della nostra industria lattiero – casearia.
Entro il mese di giugno dovrebbe arrivare la sentenza della Corte Europea di Giustizia, chiamata a valutare le ragioni dei nostri allevatori costretti a fronteggiare, oltre alla crisi dei consumi ed alla insufficiente remunerazione, forme di concorrenza sleale che rischiano di incrinare l’immagine che il Parmigiano Reggiano ha saputo conquistarsi sui principali mercati mondiali grazie alla perizia ed alla serietà di tutti gli operatori.
La seconda pratica all’esame degli Uffici della Commissione è relativa alla modifica del disciplinare di produzione del Parmigiano Reggiano. Le novità introdotte riguardano l’aumento della percentuale di foraggi prodotti in loco da somministrare agli animali e l’obbligo, per tutelare maggiormente i consumatori, di produrre confezioni di formaggio grattugiato o tagliato in porzioni di ridotte dimensioni, esclusivamente nel comprensorio di produzione. Questa modifiche, deliberate nel 2003 dall’assemblea del Consorzio, consentono di radicare maggiormente il prodotto al territorio, componente insostituibile e “valore aggiunto” delle filiere produttive di qualità.
Per la conclusione dell’iter di approvazione del nuovo disciplinare sono comunque necessari alcuni documenti integrativi.

“I prodotti DOP e IGP – ha detto Rabboni – assumono un ruolo fondamentale per l’agricoltura regionale la quale, dal punto di vista del numero di denominazioni riconosciute e del valore della produzione, è al primo posto a livello comunitario. Le due questioni discusse a Bruxelles, strettamente intrecciate tra loro, sono quindi strategiche per il futuro di questi prodotti. Senza una adeguata tutela dei marchi chiunque, in tutte le parti del mondo, potrebbe produrre formaggi “simil – grana” a prezzi stracciati, in grado mettere in ginocchio il Parmigiano Reggiano. La sentenza della Corte di Giustizia rappresenta quindi un passaggio cruciale. In caso di rigetto dell’istanza del Consorzio l’intero sistema dei marchi di qualità potrebbe subire un colpo molto grave”.

“Per questo motivo – ha concluso Rabboni – è necessario che tutte le parti in causa interpretino al meglio la propria parte. Produttori, Consorzi di tutela, Istituzioni locali, regionali e nazionali devono seguire costantemente le varie problematiche per intervenire con la massima tempestività e determinazione su tutti gli aspetti problematici, dalla tutela del territorio alla commercializzazione del prodotto. Non possiamo permetterci ritardi dovuti ad intoppi di carattere burocratico. Per questo motivo, nei prossimi giorni, ci attiveremo presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per sollecitare l’invio della documentazione richiesta a livello comunitario e concludere una vicenda certamente significativa nell’ottica di una ulteriore valorizzazione del Parmigiano – Reggiano”.