Una regione attraente, in cui gli immigrati
trovano stabilità come evidente conseguenza anche di politiche di inclusione rivolte a tutto il territorio regionale. E’ la fotografia dell’immigrazione in Emilia-Romagna, così come
scaturisce dall’annuale Dossier statistico Caritas-Migrantes, giunto quest’anno al numero 17.


Il rapporto Caritas è stato presentato oggi nella sede della Regione Emilia-Romagna, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato
Pietro Pinto (Comitato Scientifico Dossier immigrazione Caritas), Anna Maria Dapporto (assessore regionale Politiche sociali e immigrazione Regione Emilia-Romagna), don Gian Piero Franceschini (coordinatore regionale immigrazione Caritas), Roland Jace (vicepresidente Consulta regionale per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri).

Le cifre dell’Emilia Romagna in sintesi
Il fenomeno migratorio conferma dunque le sue caratteristiche di crescita e di stabilità. La stima della Caritas al 31.12.2006 dei soggiornanti in Emilia-Romagna è di 388.203 (di cui 77.967 minori, pari al 20,1%) che corrisponde circa al 9,2% della popolazione regionale.
Calcolando il dato delle residenze in regione si evidenzia, rispetto all’anno precedente, un incremento dell’incidenza percentuale che passa
dal 6,90 al 7,53.
La crescita della popolazione straniera residente è, rispetto ai dati all’1.1.2006, del 10,%, una delle più basse degli ultimi anni perché si stanno affievolendo gli effetti dei ricongiungimenti familiari e della regolarizzazione del 2002-2003.

I comuni emiliano romagnoli che superano il 10% dei residenti stranieri passano dai 22 del 2004 ai 33 del 2005 e ai 47 del 2006, con Galeata
(Fc) al 17,18%, Luzzara (Re) al 15,89%, Rolo (Re) e San Possidonio (Mo) 14,80%, ecc.
I principali paesi di provenienza che si rilevano dalle residenze sono il Marocco (16,8%), l’Albania (13,9%) e la Romania (6,8%). Appare in
crescita il dato della Romania e dell’Est Europeo in generale ( Ucraina, Moldavia ecc).
Nell’anno scolastico 2006/2007 gli alunni con cittadinanza non italiana sono stati 58.521 (su 547.290 iscritti totali). La percentuale è salita
al 10,7% mentre nell’anno scolastico 2005/2006 era del 9,5. In particolare, si evidenzia un significativo incremento nella scuola
primaria e secondaria di I grado, dove la percentuale degli alunni stranieri è già superiore al 12%.
Nel corso del 2006 nella banca dati Inail risultano occupati per l’Emilia-Romagna 223.140 lavoratori stranieri. Essi rappresentano il 15,3% dei lavoratori complessivi a conferma di una crescita costante registrata negli ultimi anni (.nel 2005 i lavoratori stranieri rappresentavano il 14,4%).

I lavoratori extracomunitari si concentrano prevalentemente nei settori dell’industria (31,5%), delle costruzioni (15,4%), alberghiero (12%),
servizi alle imprese (8,8%) e agricoltura (6,6%).

Commenti
All’analisi nazionale di Pietro Pinto, che ha parlato della particolare attrattività delle regioni del nord Italia nei confronti degli immigrati, ha fatto seguito l’intervento dell’assessore Anna Maria
Dapporto. “Solo con l’osservazione costante del fenomeno – ha affermato l’assessore – si possono stabilire politiche di inclusione di qualità,
ed in tal senso siamo grati al lavoro della Caritas che aiuta le istituzioni in questo compito. I dati relativi all’Emilia-Romagna ci parlano di immigrazione in termini di crescita e stabilità, ma
soprattutto indicano un fenomeno spalmato equamente su tutto il territorio regionale. E’ evidente come vi sia sempre più necessità di
politiche non solo attente a quanto accade nei grossi centri abitati, ma adeguate ad una nuova società multiculturale che ha bisogno di politiche
di inclusione attive soprattutto a livello locale”.

Per Roland Jace, “ancora una volta emerge il contrasto tra i dati reali e la percezione che si ha dell’immigrazione”. Il rappresentante della
Consulta ha quindi posto l’accento sui dati relativi all’occupazione, e sul fatto che “vi sono già stranieri imprenditori, che quindi creano
essi stessi occupazione, specie femminile”.
Don Franceschini ha evidenziato come vi sia “una progressiva femminilizzazione dell’utenza che si rivolge ai Centri Caritas”, ha esplicitato la forte zonizzazione delle etnie in Emilia-Romagna
(particolare il richiamo della comunità latino-americana nella zona di Piacenza e Fidenza) ed ha infine sottolineato come il ricongiungimento
dei nuclei familiari stia creando problemi di povertà relativa, per la difficoltà di vivere con un solo reddito.