Brevi considerazioni di Rete Lilliput, Amici della Terra, Legambiente Bologna, Legambiente Reno e
WWF Bologna, a margine della presentazione del Progetto raccolta differenziata a Bologna.

• Gli obiettivi obiettivi di legge per la raccolta differenziata sono il 45% nel 2008 e 65% nel 2012; il Decreto Ronchi prevedeva il raggiungimento del 35% nel 2003, quota che il Comune di Bologna non ha ancora toccato e che intende raggiungere nel 2009, dopo una serie di investimenti sulla cassonetizzazione da adottare a partire dall’anno in corso.
• Ma i dati di cui disponiamo, derivanti da diverse esperienze in atto a livello nazionale, ci dicono che l’efficacia massima della raccolta con cassonetto è dell’ordine del 40-50%, se c’è la raccolta differenziata dell’organico e del 25-35% senza la raccolta differenziata dell’organico. Ciò vuol dire che, non essendo previsto nel progetto del Comune nulla di nuovo sull’organico, e che non essendo questa raccolta estesa all’intera città, con il 35% saremmo probabilmente al limite fisiologico della raccolta differenziata con cassonetto (ovvero al massimo possibile della performance).
• Il sistema di raccolta “porta a porta” (con ritiro in giorni stabiliti della settimana nelle aree condominiali dei sacchetti di rifiuti differenziati) ha già dato risultati straordinariamente positivi in quasi tutti i Comuni della provincia in cui è stato introdotto – con crescite in pochi mesi del raccolto differenziato attorno al 40 -50% – e costituisce esperienza in parte già consolidata e di indubbio successo in diversi quartieri di grandi città italiane, come Roma, Torino, Milano, Venezia.
• La tesi di Hera – sulla quale sembra attestarsi anche l’assessore all’ambiente del Comune di Bologna – secondo cui il sistema di raccolta differenziata più capillare comporta una maggiore onerosità finanziaria, si dimostra infondata in base ai dati forniti all’Ecosportello di Legambiente dai diversi Comuni interessati. Anche nel Documento preliminare del nuovo piano provinciale di gestione dei rifiuti si afferma che la raccolta “porta a porta” oltre a consentire un reale aumento del materiale differenziato, presenta anche – a fronte di maggiori costi di raccolta – minori costi di smaltimento, con il risultato che il costo finale dell’intero processo è del 9% inferiore rispetto al costo della raccolta tramite cassonetti : ciò è dovuto al fatto che il materiale post consumo raccolto in frazione merceologica pura va direttamente al riciclaggio e alla riproduzione di altro materiale.
• Ci chiediamo perché le politiche di gestione della materia post consumo devono essere stabilite sostanzialmente da HERA invece che dalle pubbliche amministrazioni, quando sappiamo che dopotutto HERA è una società che ha come core business lo smaltimento dei rifiuti (inceneritore e discariche) e che quindi ha tutto l’interesse ad avere sempre rifiuti da smaltire piuttosto che materia da riciclare.
• Nella logica assolutamente prioritaria della tutela dell’ambiente e dell’equilibrio climatico, per noi si debbono in definitiva considerare, da un lato con maggiore coraggio politico e dall’altro con maggiore lungimiranza imprenditoriale, quelle scelte strategiche di investimento e di riconversione professionale degli operatori ecologici che possono coerentemente garantire di raggiungere gli obiettivi di qualità nella raccolta dei rifiuti.
• Questo, secondo noi, è l’asse che in materia di politiche ambientali e di modello di sviluppo anche il Comune di Bologna dovrebbe assumere.