Presentata nel 1915 La principessa della Czarda fu subito uno dei più grandi successi della storia dell’operetta e ancora rinnova tale successo. Ambientata tra i caffè chantant di Budapest e le corti dei grandi alberghi viennesi, racconta di matrimoni impossibili tra rampolli dell’aristocrazia e affascinanti primedonne del varietà, l’argomento più popolare dell’epoca. In scena al Teatro Storchi di Modena sabato 5 aprile (ore 21) e domenica 6 aprile (ore 15:30) con la storica Compagnia di Corrado Abbati che quest’anno festeggia il suo ventesimo anno di attività.


La trama: La “Principessa della Czarda” è Silva Varescu una celebre cantante della quale festeggia, al cabaret Orpheum di Budapest, l’imminente partenza per una tournée americana. Innamorato di lei e da lei ricambiato è il nobile principe Edvino che tuttavia deve sottostare alla volontà del padre che, disapprovando la sua unione con un’artista, l’obbliga a tornare a Vienna per sposare sua cugina Stasi. Ad imporre il ritorno al giovane arriva a Budapest la principessa Cecilia, la seconda moglie di suo padre.
Edvino ubbidirà ma prima firmerà davanti a un notaio un contratto che lo impegna a sposare Silva entro il termine di otto settimane. Silva è felice ma la sua gioia dura poco: sarà il suo più caro amico, il conte Boni, a rivelare il fidanzamento già fissato fra Edvino e la cugina Stasi. Trascorrono diverse settimane e a Vienna è in corso un altro festeggiamento: il fidanzamento tra Edvino e Stasi ma giunge a palazzo il conte Boni con Silva che si finge sua moglie.
Edvino, appena la vede, trasale. Qualcuno vuol riconoscerla come la famosa “principessa della czarda” ma Silva sa reagire con astuzia. E intanto i più felici sembrano Boni e Stasi che, da quando si sono conosciuti, non si lasciano un solo momento.
Ad Edvino intanto si apre una nuova prospettiva: ora che Silva è diventata contessa potrà sposarla in seconde nozze ma prima si sarebbe vergognato a sposarla come semplice canzonettista. Silva è offesa e si ribella, per questo rivela a tutti di non essere titolata e di non essere la moglie di Boni ma solo Silva Varescu, una canzonettista. Le cose sembrano precipitare ma tutto si appianerà con l’arrivo di Feri, un altro amico di Silva. Feri si intrattiene con il principe Leopoldo Maria, il padre di Edvino, ed ha pronto il colpo finale: perché scandalizzarsi tanto se un nobile corre dietro ad una canzonettista? E’ già successo! E rivela che anche Cecilia, l’attuale moglie del vecchio principe padre è stata una canzonettista. Ed allora niente scandali ma doppio matrimonio: se Silvia ed Edvino, subito riconciliati, coroneranno il loro sogno d’amore, Stasi non resterà certo sola: Boni è già pronto a sposarla!

Note di Regia: E’ sicuramente una delle operette più rappresentate nel mondo, seconda solo alla Vedova Allegra. Un successo che si deve al meraviglioso spartito composto da Kalman dove gli spunti della musica tzigana si fondono a splendidi valzer. Tra l’energia e la forza trascinante degli accenti ungheresi e l’eleganza dei valzer viennesi si dipana un intreccio godibile ed elegante dove il sentimento degli innamorati si stempera in quella speciale predisposizione di Kalman per le parti brillanti. Abbati torna dopo dieci anni a “prendersi cura” del capolavoro magiaro e lo fa con una nuova scrittura evitando le secche (e l’equivoco) di un’operetta “serieuse” per trattarla con quel tipico “coté” brillante tale da coniugare insieme le suggestioni del testo e le emozioni della musica perché operetta non è solo musica, perché operetta non è solo prosa.
Il I atto dell’opera di Kalman è giocato sul tema dell’addio: l’addio a quei tipici locali di inizio Novecento dove nobili e nuovi ricchi trascorrevano le serate, l’addio a tutto quello che c’era stato fino ad allora nel bene e nel male.
In questa ottica anche le macchiette dei viveurs Boni e Feri hanno un risvolto meno superficiale, così come il patetismo degli innamorati Sylva ed Edvino non è solo la stucchevole storia fra tenore e soprano ma un sussulto, l’ultimo di un mondo che appartiene ormai al passato. Cecilia, l’ex canzonettista divenuta principessa, tratteggia ora sul filo della nostalgia ora con l’impeto della nuova “arrivata” il profilo di chi ha conosciuto fasti ottocenteschi e che, con il nuovo secolo, si arrampica ad una vacillante nobiltà per assaporarne gli ultimi soavi sapori.
La Principessa della Czarda firmata da Abbati è dunque bella musica, grandi quadri coreografici, ritmo, slanci melodici al servizio di un sentimento vero. Buon divertimento.